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La complessità della mente...
Chi è realmente Andrew, che cosa nasconde il suo volto, solo espressioni e parole, un passato nebuloso ed affranto, o più vite intrecciate per descriverne una soltanto, tra tragedie, tormenti, rimpianti, illusioni, speranze?
È uno scienziato, uno sbruffone, un incantatore di serpenti, un uomo combattuto ed affranto, un pensatore sublime, un semplice bugiardo? E chi dà voce ai suoi pensieri, a chi realmente di rivolge, a Doc, suo psicanalista, ad un pubblico qualunque, a se stesso, in una parabola che è ricerca dell' ignoto, espiazione di una colpa, o semplice sfogo esasperato?
Di certo Doctorow riesce mirabilmente a confondere e nascondere l' evidente, in un percorso labirintico sospeso nel tempo ed una voce narrante che spezza la trama in piani reali e immaginifici, con descrizioni e dialoghi in prima e terza persona, mostrando verità contrapposte e tracce virtuali, sospese tra l' accaduto, il possibile e l' improbabile.
È un viaggio psichedelico intra cerebrale, quindi indefinito, che alterna visioni, illusioni, congetture, fantasie, sogni, incubi, senza una traccia univoca. Ma, proprio per questa destrutturazione, diviene un percorso altamente godibile in una mente geniale e criminale, pezzi ed ingranaggi di un puzzle scomposto, complesso, machiavellico.
E soprattutto è la rappresentazione di una vita, la propria, di un' esperienza incrociata con i sentimenti e le vite altrui, disossata ed esposta in una forma artefatta ed indecifrabile, quindi indirizzabile dalla soggettività.
Sta al lettore ricostruire la storia, laddove sappiamo che Andrew, un neuroscienziato ( e molto altro ) con una tragica vita privata ed un passato controverso, anni prima, per un errore di somministrazione di un farmaco, ha ucciso il figlio, ha perso l' adorata moglie Briony nell' inferno dell' 11 settembre, si è separato dalla prima moglie Martha a cui affida la seconda figlia ( sua e di Briony ), ma è la storia stessa a nutrirsi di precarietà ed oggettiva destrutturazione.
La chiave della narrazione sta in questo procedere a sbalzi, dopo una esplosione deflagrante, nella frammentazione dell' io che stronca qualsiasi possibilità ricostruttiva ed un passato che non può ritornare, dopo quel maledetto 11 settembre, rimangono solo schegge di una memoria dilaniata dalla sofferenza e da una glaciale indifferenza, in un confine piuttosto labile tra dolore lancinante e furia omicida che lo stesso Andrew fatica a credere e mostrare, persino a se stesso.
Di certo la scrittura di Doctorow non lascia indifferenti. È' un flusso di pensieri ininterrotto, con piccole sospensioni, per rituffarci in quell' oceano di supposizioni che tengono il lettore in sospeso ma coinvolto in un processo di elaborazione cerebrale continua, ondivago, in una ricostruzione che si veste di mistero ma che alterna scarna freddezza oggettiva a momenti di pura poesia.
In fondo il confine tra reale e immaginario, normalità e follia è lo stesso che distingue azione e pensiero, e non sapremo mai esattamente quale direzione e' stata intrapresa, non resta che una moltitudine di raffigurazioni racchiuse nella complessità della mente, il resto può cambiare ogni volta.
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Commenti
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Secondo me la morte di Briony gli ha fatto "bene" e l'ha aiutato a tornare in sè. Questo romanzo a me sembra vicino a una Divina Commedia della mente.
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Sai che non conosco ancora quest'autore?!
Non saprei neppure con quali libri iniziare. Si accettano consigli. Grazie.