Dettagli Recensione
Vita e malattia, malattia e vita.
Questa è la storia di un uomo, o meglio la rappresentazione di una parte della vita di un uomo con un grande talento musicale ( è un pianista di fama ) improvvisamente colpito da una malattia inaspettata ed invalidante, assai dolorosa, dalla prognosi incerta, e da essa costretto ad un lungo ricovero a Firenze, dove si era recato per una serie di concerti alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Z. ( il protagonista ) si è nutrito da sempre di musica, ha frequentato l' alta società, è stato coinvolto in un ménage a trois con un diplomatico e la di lui moglie, la bella E., sua musa ispiratrice, ma questo ormai appartiene al passato. Non ha amici, perché " l' artista non può condividere niente con nessuno."
Il presente è un senso di malessere improvviso, avvertito durante il viaggio che lo porta in Italia, la perdita di ogni certezza e l' idea di una fine imminente.
Ma che cosa ha avuto inizio realmente in quel momento, la malattia o qualcos' altro?Semplicemente "... cominciò. Qualcosa in me mori' ed io allo stesso tempo rinacqui come se fossi morto per la vita e nato per la morte."
Inevitabile il ricovero ospedaliero, le indagini del caso, l' affidarsi alle cure, più o meno efficaci, la sofferenza, il dolore, lo sconforto, la speranza, la condivisione.
Un nuovo inizio, segnato dalla malattia, insinuatasi silente a rigettare ogni certezza, ripudiata, scansata, odiata, fino ad acquisire lentamente un proprio ritmo ordinato.
Comincia un' altra vita, ed un' altra storia, che scava in un corpo ferito ed in un animo affranto, ed è fatta di piccoli gesti quotidiani, ritualità, persone che entrano nel proprio mondo e ci restano, il primario, l' assistente medico, le 4 sorelle ( Dolorissa, Cherubina, Carissima e Mattutina ) che " non parlavano di nulla: sorridevano, tacevano ed assistevano ".
Vi è un' altra presenza, quotidiana, che compare improvvisa e si allontana silente, quel " dolore " che si impara a conoscere e a scacciare per finire con l' accettarne l' inevitabile presenza.
È un dolore fisico, a tratti insopportabile, che necessita di interventi sedativi con oppiacei, quel rendez-vous chimico che diventa "... un rapporto misterioso con un' amante che non chiede nulla e da' tutto. "
Ma è anche disagio psichico che apre una rivisitazione del passato, il senso di una vita sacrificata, un futuro ormai morto, l' impossibilità di tornare a suonare.
Sotto forma di diario, che Z. lascia ad un amico scrittore, ripercorriamo la sua storia in un arco temporale di pochi mesi, costretto in un letto, ancora in vita, scrutando la morte, smarrito dalla non conoscenza, scacciato dal proprio mondo, di arte e puro talento, imprigionato in un corpo e nella fisicità di un ospedale dove si impongono gestualità impellenti, tralasciando filosofiche dissertazioni.
Z. osserva, chiede, elabora, intreccia rapporti che paiono puramente convenzionali, asettici, ma che finiscono per mostrare intimità e condivisioni insperate.
Riflette sulla propria arte, su quello studio del dettaglio ( la musica ) e sulla certezza che non vi sia "...via più disperata di quella che conduce alla perfezione. " " La vita diventa un veleno se non crediamo in essa, quando non è che un mezzo per saziare la vanità, l' ambizione, l' invidia."
L' individuo comincia ad avvertire un senso di nausea, avvelenato dalla vita stessa, e la malattia sembra rappresentare il rifiuto di una menzogna, di un ambiente e di una routine con cui ha cercato di stordire, come un narcotico, il vuoto esistenziale.
Una notte, annebbiato dai sedativi, giunge a Z. una voce, vicina, " Non voglio che lei muoia ", ed in lui risorge la speranza, un fuoco dentro, come quando "... un ' anima, attraverso un corpo, chiama un' altra anima alla vita...". Ed allora " decisi di non morire ".
Ma alla fine non sono sufficienti le medicine, non basta guarire per vivere, occorre rispondere alla malattia ed ai segnali che ci ha inviato e a questi affidarsi.
Marai è un autore molto interessante, la cui scrittura non è mai banale. Ha una prosa essenziale, chiara, precisa, ama i dettagli, e sa esprimere come pochi l' essenza umana nella propria complessità ed interezza.
In " La sorella " vi sono pagine bellissime sul significato della malattia e dell' essere malati, con un' analisi puntigliosa e di sensibilità rara, trasferendoci mirabilmente le emozioni del paziente e di chi lo assiste, pur conservando un profondo rispetto per la dignità umana e la sofferenza.
Si introduce un elemento spesso sottovalutato, la centralità della psiche quale causa patologica oltre al sapere leggere tra le righe, nei recessi più oscuri del corpo e della mente, per giungere a risposte sorprendenti ed impensabili, sempre considerando la complessità umana nella propria unicità e globalità.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Questo libro non è celebre come "Le braci" e "La donna giusta" . Eppure si tratta di un testo che mi è piaciuto veramente molto, quasi quanto le due opere citate prima. Penso che Marai, oltre a possedere una scrittura magnifica, sappia scendere in profondità nelle zone inesplorate dell'animo umano come pochi altri autori.