Dettagli Recensione
esercizi di stile
Un romanzo di sogni e sul sogno, di invenzioni linguistiche, di storia e di psicoanalisi. I fiori blu, come ricorda lo stesso Calvino nella sua introduzione, è un verso preso a prestito da Baudelaire ed indica ironicamente la nostalgia della purezza perduta.
Il suo testo si basa su giochi di parole del tutto geniali, un esercizio di stile fuori dai canoni e dagli schemi convenzionali della scrittura, come tutti i libri dello scrittore francese.
L’autore entra nella Storia, affronta il tema della giustizia, il potere della Chiesa e la politica coloniale della Francia, tutti argomenti che saranno narrati in maniera surreale e con un’intelligente ironia. Un testo coinvolgente non solo per la genialità stilistica, ma soprattutto per le posizioni politiche e filosofiche dello scrittore, amante di tante discipline e, non per ultima, anche della matematica.
Sono due i protagonisti principali del romanzo: il Duca d’Auge e il pigro Cidrolin, uno entra nella vita dell’altro attraverso il sogno. Mentre il Duca d’Auge esce ed entra in diversi periodi storici, Cidrolin, uscito di prigione, con il suo tempo immobile all’anno 1964, vive su di una chiatta ormeggiata sulle rive del Quai con l’unica occupazione di riposare e bere essenza di finocchio. Di tanto in tanto il suo ozio verrà interrotto: deve provvedere, infastidito, a dare mani di vernice sulla staccionata della banchina per eliminare quella scritta infamante assassino, con la quale uno sconosciuto si ostina a imbrattargli il cancello.
Cidrolin trascorre le sue giornate sognando il suo alter ego, il Duca d’Auge che, intento nelle campagne d’armi, dopo innumerevoli avventure, alla fine, giungerà da lui. Le loro vite, a questo punto, avranno un percorso comune…