Dettagli Recensione
Una storia semplice: la vita.
“La corriera proseguì e entrò nella contea di Holt, la campagna era di nuovo piatta e sabbiosa, con i suoi boschetti di alberi rachitici intorno a fattorie isolate e le sue strade sterrate che andavano esattamente da nord a sud come le linee in un libro.”
Canto della pianura, titolo originale Plainsong, è il primo libro (in ordine di scrittura) della trilogia di Holt, una trilogia pubblicata da NN editore scritta dallo scrittore Kent Haruf e tradotta dal bravissimo Fabio Cremonesi. Una trilogia “sciolta” come l’ha definita l’autore stesso che non deve essere letta obbligatoriamente in ordine di pubblicazione, l’unica raccomandazione che facciamo è di leggere prima Canto della pianura e poi Crepuscolo in quanto sono molto legati. Personalmente ho preferito seguire l’ordine di scrittura originale in modo da apprezzare la naturale evoluzione dei pensieri nella testa di Haruf nel corso degli anni che ha impiegato per la stesura della stessa.
Ambientato a Holt (Colorado), città inventata, creata dall’immaginario dell’autore che ne ha costruito le vie, le case e gli abitanti; una città a tutti gli effetti reale protagonista per quanto sia ben descritta. I personaggi che la vivono a loro volta sono perfettamente ritratti, a cominciare dal padre\professore, Tom Guthrie, insegnante nella locale scuola, genitore di due bambini meravigliosi e punto di riferimento morale nel romanzo; la coppia di fratellini, che ispirano tantissima tenerezza ed empatia, deve comprendere la scelta, di una madre depressa, di lasciarli soli e allo stesso tempo cerca di vivere una normale vita di adolescenti con i problemi che quella età comporta. Una ragazza madre, Victoria, cacciata di casa pur di tenere il bambino inaspettato che trova aiuto in una sua insegnante, la signora Jones, e in due fratelli burberi ma buonissimi che sono i personaggi più positivi e belli del romanzo.
La storia che si racconta è nella semplicità delle vite dei personaggi, è nella descrizione minuziosa e tanto dettagliata da rendere reale le azioni, è nei paesaggi e negli oggetti descritti fin quasi a dargli forma e vita. Una narrazione che è semplice e tremendamente reale, il tutto raccontato con una voce soave, confortante che ci accompagna per tutto il libro come un nonno che racconta i suoi ricordi al nipote rendendoli magnificamente caldi e familiari.
Canto della Pianura parla della vita, della sua riscoperta e in altre parole della rinascita. I vari personaggi stanno attraversando crisi esistenziali particolarmente difficili e unici e Haruf ne racconta molto abilmente le varie sfaccettature rendendoci partecipi, mettendoci al lato dei personaggi, facendoci condividere le loro emozioni grazie al grande lavoro di descrizione e al grande uso della lingua rendendola priva di inutili complessità alla pari delle emozioni suscitate.
La scrittura di Haruf, e questo libro ne è un chiaro esempio, è una scrittura senza fronzoli; come amava definirla lui stesso è una scrittura che va il più possibile vicino all’osso per raccontare la parte più vera e genuina della vita. Canto della pianura è solo l’inizio di questo viaggio, mettetevi comodi.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |