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Il futuro è scritto nel presente, l' eterno in ogn
" Tutti vogliono possedere la fine del mondo." " Il futuro che ci attende è la trascendenza ."Non nasciamo per nostra scelta, e dobbiamo morire allo stesso modo?"
Zero K è una rappresentazione olistica al confine tra reale ed irreale, religione e scienza, contingente e trascendente, in uno scenario lunare, robotico, postmoderno, volutamente artificiale ed asettico, essenziale come il silenzio ed il grigiore che lo caratterizza, a metà tra fantascienza ed ipertecnologia, medicina e filosofia.
Jeffrey Lockhart, l' io narrante, è un individuo segnato e dalla vita e da quello che improvvisamente si trova ad affrontare. Il padre Ross, magnate della finanza, collezionista d'arte, figura controversa, con un nome falso, vuole accompagnare la seconda moglie Artis, giovane archeologa affetta da una grave malattia invalidante, nel mondo ipertecnologico di Convergence, azienda da lui stesso finanziata con sede in Kazakistan, per un addio che la sottoporrà ad un esperimento di criogenetica, ad una morte per induzione chimica in attesa di tornare in vita quando l' umanità avrà compiuto dei progressi medico-scientifici tali da permetterle una esistenza sana e forse l' eternità.
Ross vorrebbe seguirla, sottoponendosi a sua volta ad un suicidio assistito, Jeffrey è contrario, vede il fine nell' oggi, e la vita scorrere nella propria relatività ed imperfezione, ma parte comunque per un viaggio della conoscenza ( altrui e propria ) immergendosi nella virtualità di quella terra di mezzo, anticamera del futuro e dell' ignoto.
Gran parte della narrazione spazia nella pseudo-realtà del mondo di Convergence, tra architettura minimale, figure misteriose, manichini senza volto, sentinelle, monaci, cunicoli, innumerevoli porte, nessuna finestra, catacombe, schermi proiettanti immagini di morte, guerre, carestie, migrazioni, catastrofi naturali, conversazioni negate, monologhi estenuanti.
È un mondo di scienziati e predicatori ( i fratelli Stenmark ), futurologi,( Ben Ezra ) in bilico tra scienza e religione, alla ricerca del significato di una vita degna di essere vissuta nella propria finitezza e della possibile rinascita corporale e spirituale post mortem.
Si parla di metempsicosi, di trascendenza, ma anche di conservazione dei corpi, di morte indotta, crioconservazione, nanotecnologia, temi già trattati in passato ed oggi realtà, di un pugno di miliardari che autofinanziano un desiderio di fuga da un mondo segnato, cruento, destinato ad estinguersi, in nome di una purezza ideale ed estetica e di un desiderio di perfezione ed eternità.
Jeffrey ( e l' autore ) critica procedimenti che ritiene guidati da delirio collettivo, superstizione, arroganza ed autoinganno.
Il suo mondo imperfetto è agli antipodi di un futuro ( quello di Ross ed Artis ) tutto da scrivere, che fugge una fine inevitabile, ormai alle porte.
La sua è stata una infanzia incompiuta, sofferta, in una famiglia disgregata, con una madre ( Madeline ) ripetitiva, ritualistica, spesso silente, con cui condividere il tempo ed un padre assente, egocentrico, che ha sempre mirato a qualcosa di grande, stupefacente, immortale.
Jeffrey lentamente rivede la propria vita, quella iniziale zoppia per rendersi visibile agli altri, o solo a se stesso, intimidito e schifiltoso verso le case altrui e quelle vite caratterizzate da un' intimità un poco appiccicosa, con il desiderio di nascondersi, fuggire, finendo per scegliere, poi, la strada che piu' gli si addiceva, quei lavori che lo guardavano dai monitor di una scrivania, la denominazione dei quali bastava a se stesso, drogato di tecnologia.
E poi la necessità di una precarietà protratta ed il logorio di un universo sentimentale a sua volta frammentato e inconcludente.
Scopre, in questo iter temporale, che la vita è fatta di momenti ordinari ed inspirando la pioviggine dei dettagli del passato sa finalmente chi è, in una esperienza filtrata dal tempo che non appartiene a nessun altro, se non a se stesso. E Madeline era un luogo dove tornare a sentirsi sicuro, la normalità.
Convergenze per contro è una sorta di poesia dell' illusione che poco a che fare con il reale, forse è solo un inganno, una setta, li' ogni cosa succede da qualche altra parte, l' eternità è un concetto poco umano, quel " morire per vivere, poi, in eterno ".
Moriremo prematuramente, saremo conservati in un capsula negli abissi della terra, una vita sospesa, in attesa, manichinizzati, controllati, subordinati, quando e come ritorneremo, affrancati dal nostro corpo, sotto quali spoglie, con quali ricordi, certezze, speranze?
Ha la presunzione di isolarci, di guardarci dentro, in una dimensione atemporale, svuotando la mente per ascoltare il brusio del mondo, trovare l' assoluto,scevro da finitezza, materialismo, e' pura filosofia, conoscenza di se', in attesa di una cyber-resurrezione, parlando una neo-lingua purificata.
Ma Cio' che non sappiamo ci rende umani, il tempo in cui non siamo vivi e' infinito, ciò che non ha inizio non ha neanche una fine e tra quelle stanze asettiche, fredde, ipnotiche, si ha la sensazione di essere in un non luogo.
Ormai la tecnologia è un mostro smisurato, divenuta una forza della natura che non siamo più in grado di controllare, e ciò che è utilitario diventa totalitario.
La vita si alimenta di imprevisti, ripetizioni, gestualità, semplici oggetti, acquisisce un senso nella propria fine, e lo sguardo su queste imperfezioni genera amore.
La seconda parte del romanzo è ambientata in una New York senza volto, rumorosa, variopinta, affollata, multilingue, e li' Jeffrey rivive il proprio viaggio, ricorda, analizza, ricerca, ritorna al passato, si riappropria di una percezione mancata. Ha una relazione con Emma, psicologa dell' infanzia, ed è una vicinanza che mantiene la propria distanza, e diventerà lontananza, inevitabilmente, per l' incapacità di svelare la propria storia ed essenza e per un ritorno obbligato nel mondo di Convergence, in un viaggio di completamento.
Finiamo con il chiederci se il desiderio di possedere la fine del mondo abbia un senso ed un fine.
La risposta è ovvia e sta in quell' essere piacevolmente avvolti dalle grida di stupore e di meraviglia di un bambino, pur menomato e sofferente, di fronte all' inimitabile spettacolo cromatico della luce solare che, talvolta, si irradia tra le rumorose strade di New York.
In fondo questo è il semplice senso dell' esistere, il vivere e il morire, nella finitezza e nell' imperfezione di ogni istante.
Romanzo che affronta temi di attualità, noti da tempo, e lo fa adeguando il linguaggio alla narrazione, alternando descrizioni glaciali e postmoderne a momenti di commozione e profondo intimismo, affrescando mirabilmente il nostro mondo, intrecciando e confondendo trama e personaggi, tempi e luoghi, interiorità ed esteriorità, in quel caos che è la follia di un futuro già programmato ma inverosimile, in cui il progresso scientifico e tecnologico a fini umanitari è confuso e sostituito dall' afinalistico senso di onnipotenza ed eternità dato dal potere e dal denaro.
Buona lettura.
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Ero curioso di leggere qualche opinione sul recente libro di tanto scrittore. Ecco la tua interessante recensione e una lusinghiera valutazione. Titolo annotato.
Non vedo l'ora di finirlo e di dare la mia modesta opinione anch'io!
Intanto grazie per le tue impressioni molto ben argomentate.
Parli di tecnologia come di mostro smisurato, a me ha dato invece più l'impressione di un Dio, una nuova divinità alla quale gli esseri umani di Convergence si devono appellare allorchè la loro precedente divinità si è resa manifestatatamente inutile. In che misura ti pare che il concetto stesso di divinità sia assimilabile a quello di mostro alla luce del pensiero dell' autore.
Releghi infine il giudizio sulla "liceità" dei contenuti trattati a un "temi d'attualità noti ormai da tempo, non si potrebbe dunque provocatoriamente definirli persino banali? E questo in che modo potrebbe intaccare la validità dell'opera.
Ti ringrazio anticipatamente se vorrai rispondermi e ti capisco se proprio non avrai tempo, o voglia! :-D
Ciao
Quando si parla di ipertecnologia e di mostro smisurato si intende che il progresso scientifico, medico e tecnologico sta prendendo il sopravvento, ma non può trasformarsi ed assumere contorni divini, aspirare ad un' idea di immortalità, perché sarebbe paradossale e fuori luogo.( la scienza deve mirare al presente ed alla cura )
Questi temi sono noti, si parla da tempo di crioconservazione, ma credo che si sottovaluti l' aspetto umanitario del romanzo, quella presa di coscienza ed autocritica in merito ad un delirio di onnipotenza che contrasta con la finitezza del vivere e con la bellezza della quotidianità e della " normalità ", intesa come imperfezione, transitorialita', inizio e fine e soprattutto intensità dei rapporti interpersonali un saluto
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