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Le ragazze
 
Le ragazze 2016-10-12 19:33:21 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    12 Ottobre, 2016
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Dentro il tunnel dell'adolescenza

Il tema dell'adolescenza è da sempre oggetto di molteplici discussioni dalle tinte più disparate, psicologiche ma anche sociali con inclinazioni politiche, filosofiche e immancabilmente religiose.
Argomento focale di diverse opere, siano esse romanzi, film o trattati di carattere scientifico-formativo, desta un interesse mai calante nelle varie generazioni forse in virtù della sua immutabilità, come se le sue peculiarità fossero immuni al passare del tempo, al progresso tecnologico e all'evolversi della società.
L'adolescenza rimane lì, sempre al suo posto, un tunnel nel percorso di vita individuale che tutti dovranno percorrere, chi magari imboccando l'uscita agevolmente, chi invece smarrendosi nei suoi mille anfratti, nelle deviazioni improvvise che conducono in una spirale labirintica di autodistruzione.
"Come se le cose potessero andare in una direzione sola, e gli anni ti conducessero fino alla stanza in fondo al corridoio in cui ti aspetta la tua inevitabile identità: embrionale, pronta a rivelartisi. Che tristezza rendersi conto che a volte laggiù non ci si arriva proprio. Che a volte si vive tutta la vita svolazzando qua e là a pelo d'acqua mentre gli anni passano, senza essere baciati da quella fortuna."
E non vi nascondo che leggere questo libro ora, a 44 anni, è stato molto utile perchè mi ha offerto una possibilità unica: ha rallentato le lancette del mio orologio, mi ha aiutato a svincolarmi dal ritmo frenetico con cui ci muoviamo ogni giorno, presi da mille impegni e mille difficoltà, concedendomi la possibilità di riflettere su quella che è stata la mia adolescenza e, soprattutto, quella che sarà ora l'adolescenza di mia figlia. Un ritorno al passato per poter meglio affrontare l'immediato futuro.
Credo sia proprio questo il punto di forza del romanzo di Emma Cline, non la trama, non la scabrosità della vicenda descritta, peraltro ispirata ad un fatto realmente accaduto, ma i pensieri che passano per la testa di Evie, la protagonista quattordicenne, e che non muoiono tra le pagine del libro nell'indifferenza di chi legge ma, al contrario, contagiano e scuotono il lettore inducendolo alla riflessione.
Complice una pregiata opera di traduzione, questo libro sembra un bluff ma nell'accezione positiva del termine: nonostante il titolo e la copertina ammiccante, che riporta alla memoria i pruriti adolescenziali della birbantella Melissa P., nonostante sia la prima esperienza letteraria dell'autrice, peraltro giovanissima, il romanzo di Emma Cline si distingue per la qualità della prosa e dei contenuti, espressi con uno stile di scrittura maturo, arricchito da metafore originali ed estremamente efficaci nella rappresentazione della realtà emotiva della protagonista.
Durante la lettura, ho più volte temuto che l'adolescenza di Evie si riducesse e degenerasse in una descrizione dalle sfumature erotiche dei sogni, dei turbamenti tipici della sua età.
Timore che si è rivelato infondato perchè l'autrice è stata ben attenta nel riportare, quasi come in un diario personale, le sensazioni vissute giorno per giorno dalla protagonista ed elaborate dal suo inconscio, dandoci poi evidenza delle loro conseguenze sulla personalità di Evie, come hanno influenzato le sue scelte ed il suo comportamento.
E il sesso, la scoperta del sesso, è sicuramente uno degli aspetti importanti ed imprescindibili del periodo adolescenziale, sarebbe sciocco volerlo ignorare; ma i primi, incerti, confusi, improvvisi impulsi sessuali di Evie non si assoggettano alle regole dettate dal dio commercio alimentando pagine di esplicito erotismo.
Bensì il sesso viene trattato con la stessa lucida profondità di analisi adottata per passare al setaccio, sotto una lente di ingrandimento, gli altri scompigli tipici di una ragazza nel pieno del trambusto adolescenziale: la sensazione di inadeguatezza, di inferiorità, di invisibilità sociale, come se si diventasse trasparenti agli occhi del mondo, e dei ragazzi soprattutto, la cui attenzione è desiderata più per una sorta di egoistica rivalsa che per reale bisogno affettivo:
"A quell'età, il desiderio era spesso un atto di volontà. Uno sforzo tremendo per smussare gli spigoli più ruvidi e deludenti dei ragazzi dandogli la forma di persone che potevamo amare. A distanza di anni avrei capito questo: quant'era impersonale e disorientato il nostro amore, che mandava segnali in tutto l'universo sperando di trovare qualcuno che desse accoglienza e forma ai nostri desideri."
E cresce così il disagio interiore, un vuoto dell'anima che si allarga progressivamente e che non trova argini in ciò che sino a qualche anno prima era stato un punto fermo, una certezza: la famiglia, la serenità della casa, sgretolata dopo il divorzio dei genitori e la madre troppo impegnata nel tentativo di ricostruirsi una propria vita per accorgersi dei cambiamenti nella vita della figlia, e l'amicizia con Connie, che sembrava eterna, immortale, sempre presente, giorni interi trascorsi insieme, nottate accovacciate sotto le coperte, crollando poi rovinosamente alla notizia del trasferimento in un'altra città per proseguire gli studi.
Si sente sola Evie, e non trova rifugio neanche in se stessa, perchè lei non sopporta quella situazione, non vuole essere emarginata, vuole sentirsi viva, vuole essere amata, non vuole soccombere alla monotonia e all'anonimato di un'esistenza ai confini del mondo che conta, gente che ha successo, ricchezza e fama, quello stesso mondo in cui anche sua nonna era riuscita a conquistarsi un posto riservato grazie alla sua carriera di attrice.
"Mia madre sarebbe stata via tutto il giorno, l'alcol mi aiutava a stenografare la mia solitudine. Era strano che ci volesse così poco per provare sensazioni diverse, che ci fosse un metodo per ammorbidire la massa incrostata della mia tristezza."
E quando un giorno per caso intravede lei, Suzanne, alla guida del suo branco di ragazze, ne rimane subito affascinata: il suo carisma, il suo incedere spavaldo e sbarazzino, quasi ferino, trasuda sicurezza, ansia di distruggere ciò che sembra permanente, e disprezzo verso i comuni mortali, essere insignificanti uniformati da una vita piatta e inutile, pura sopravvivenza.
L'attrazione è gravitazionale, Suzanne è il sole che avvolge Evie nella sua orbita trascinandola via dal buco nero in cui si sentiva imprigionata.
Suzanne è la risposta a tutte le sue domande, è il suo modello, è la prova vivente che il suo sogno di donna non sia solo utopia.
Tutto il resto non conta: poco importa se Suzanne vive insieme ad altri ragazzi e ragazze in un ranch ai margini della città sotto la guida di un certo Russell, aspirante cantante; poco importa se si nutrono con gli avanzi recuperati dalla spazzatura o da quanto riescono a rubare nei supermercati, se dormono ammucchiati in stanze fatiscenti o sul prato intorno alla baracca dopo essersi riempiti di alcol e droghe.
Poco importa se Russell costringerà Evie ad una sorta di iniziazione sessuale, poco importa se verrà donata da Russell come fosse un giocattolo all'amico Mitch in cambio di un favore, un contratto con una casa discografica.
E poco importa se Russell, in preda alla rabbia per il favore non ricevuto, diventerà il mandante dell'omicidio di Mitch nella sua residenza che si concluderà invece con lo sterminio assurdo e sanguinario di persone innocenti.
Tutto ciò non conta agli occhi di Evie, ormai incapaci di distinguere il bene dal male; gli stessi concetti di bene e male perdono significato nel suo mondo il cui nucleo è divenuto Suzanne.
"Suzanne e le altre ragazze non erano più in grado di elaborare certi giudizi, il muscolo inutilizzato del loro ego era diventato flaccido ed inutile. Era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che avevano occupato un mondo in cui il bene ed il male esistevano in senso reale. Qualunque istinto avessero mai avuto - una debole fitta allo stomaco, un rodimento di ansia - era diventato impossibile da ascoltare. Non che stessero cadendo da chissà quali altezze: sapevo che il semplice fatto di essere una ragazza a questo mondo ti riduceva la capacità di credere in te stessa. I sentimenti sembravano qualcosa di totalmente inaffidabile, come balbettii sconnessi ricavati da una tavoletta per le sedute spiritiche."
Ho volontariamente omesso di specificare che Evie ha 14 anni nel 1969 e vive in California: il luogo ed il tempo sono ininfluenti, a mio parere.
Evie potrebbe avere 14 anni ora, e potrebbe essere mia figlia; è una ragazza che rivive in tutte "Le ragazze", come si evince dalla scelta appropriata del plurale nel titolo del libro.
Tanto più in una società come quella attuale, globalizzata ed esposta nella vetrina di Facebook, in cui l'apparire, l'emergere e il prevaricare sugli altri diventa un'esigenza, come se fosse l'unico modo per acquisire una propria individualità.
Quante Suzanne ci sono oggi in giro? Quanti elementi catalizzatori, devianti per i ragazzi?
E noi, genitori, abbiamo mai preso coscienza di ciò? Trainati dalla frenesia della vita quotidiana, sollevati dalla rapida e progressiva indipendenza acquisita dai nostri ragazzi, ci siamo mai preoccupati di avvicinarci al loro mondo? Li vediamo cambiare, giorno dopo giorno, ma fino a che punto siamo certi che la nostra Evie non sia sotto la scia di una Suzanne?
Adolescenza: un problema dei ragazzi, e dei genitori dei ragazzi.

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