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Il dono
 
Il dono 2016-10-08 10:15:40 enricocaramuscio
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    08 Ottobre, 2016
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Il piacere e la passione per la letteratura russa

Nella Berlino degli anni Venti seguiamo le vicende personali del giovane immigrato russo Fedor Kostantinovic Godunov-Cerdyncev, alle prese con i suoi primi passi nella poesia e nella letteratura, con i primi sentimenti amorosi e con il fantasma di un padre scomparso che ha lasciato nella sua anima un vuoto incolmabile. Proprio a lui, Kostantin Godunov-Cerdyncev, famoso entomologo ed avventuroso esploratore, Fedor vorrebbe dedicare la sua prima opera in prosa, dopo il modestissimo successo del suo volume poetico d’esordio. Ma il protagonista si perde un po’ troppo tra ricordi nebulosi ed insensate fantasticherie, finendo per abbandonare il progetto e dedicarsi a tutt’altro, cioè ad un saggio su Cernysevskij, scrittore e filoso russo tra i leader del movimento rivoluzionario del 1860. La sua opera non incontrerà i favori di editori e critica ma il protagonista potrà contare sull’amore e sulla stima incondizionata della bella e premurosa Zina che lo sosterrà e incoraggerà aiutandolo nel difficile passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Questo libro di Nabokov è un’opera molto particolare e certamente di non facile lettura. Per comprenderne appieno il valore ed il significato si deve andare ben al di là di una trama che di per sé non sembra avere molto da dare o da dire, leggendo tra le righe e spingendosi verso un’interpretazione che tenga conto del periodo storico e del pensiero politico dell’autore. Nabokov gioca con le parole mettendole al servizio di una satira che tende a sviscerare la sua personale ed incrollabile critica verso tutto ciò che accadeva in Patria, senza tuttavia voler nascondere la sua malinconica e tormentosa nostalgia per il suolo natio. L’autore si spinge anche a mettere in ridicolo alcuni comportamenti e modi di pensare della società in cui si ritrova a vivere da esule, indirizzando le sue frecciatine sia verso il suo Paese ospitante che verso i suoi connazionali che, come lui, si sono visti costretti ad allontanarsi dall’amata Russia. Ma le riflessioni forse più importanti e profonde Nabokov le propone a livello letterario, mettendo in evidenza la sua idea di letteratura essenzialmente al servizio del bello, fine a se stessa, contrapponendola ad una concezione di arte piegata all’impegno civile, sociale e politico, prendendosi gioco di una classe intellettuale che vuole cambiare il mondo attraverso le pagine di un libro ma che, gira e rigira, si perde sempre e soltanto dietro interessi futili e materialisti. Puskin, Turgenev, Nekrasov, Tolstoj, Dostoevskij, Gavrilovic sono i veri protagonisti di un romanzo che forse soltanto attraverso una profonda e capillare conoscenza della letteratura russa può essere compreso pienamente ed apprezzato fino in fondo, ma che lascia un bel ricordo e rappresenta una piacevole lettura anche per chi, come me, ne ha una conoscenza lacunosa e superficiale ma vi si approccia con il piacere e la passione di un accanito lettore.

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Commenti

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08 Ottobre, 2016
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Ciao Enrico.
Bella recensione. A quanto pare non siamo in molti ad aver letto questo bel libro!
...sembrerebbe di si...speriamo che si unisca qualcun altro, ne vale la pena.
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