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La colpa e la grazia
Questo è il mio primo romanzo della Robinson ma non sarà certo l'ultimo. Un libro bellissimo, molto religioso ma la religiosità dell'autrice non è d'ostacolo alla lettura anzi dona al lettore una visione del mondo gentile e rasserenante, è uno di quei libri che ti fanno sentire meglio. Lo spirito dell'autrice ricorda A. Tyler e la Strout, quelle donne tenere, gentili ma mai melense che sembra abbiano una bacchetta magica al posto della penna e che riescono a rendere migliore tutto quello che toccano. Questo romanzo non è mai banale e la storia scorre allo stesso tempo piacevole, rasserenante e profonda. L'umanità, qualcosa ormai scomparsa dalla faccia della terra non solo dalla letteratura, sembra esistere alla luce della grazia di Dio. C'è una tregua alla solitudine e all'esilio dal genere umano, al senso di colpa e di inadeguatezza. La tregua è regalata ai due protagonisti dalla tenerezza che arriva come dono insperato e inatteso dalle mani dell'uomo ma probabilmente come regalo di Dio. Lila è un personaggio molto bello, una ragazza ruvida che ha fatto una vita randagia, ma profonda per l'intensità degli affetti e dei legami. In primo luogo, è attaccata a Doll, la donna che l'ha rapita in fasce da una famiglia probabilmente inadeguata e accudita, poi al marito. Lila è una creatura molto selvatica e diffidente, allo stesso tempo capace di amore e delicatezza. Non so come la Robinson abbia potuto descrivere così bene la vita nomade come se l'avesse sempre fatta. Fa venire al lettore voglia di quel tipo di vita: intorno al fuoco, nei campi di mais. Le poche cose che si possiedono diventano importanti: lo scialle consunto, il coltello, un fiore. E' bello il rapporto con la natura e leggendo sembra di essere in un campo e di sentire l'odore dell'erba e il fruscio delle foglie. La Robinson riesce a descrivere la solitudine nella sua tristezza e allo stesso tempo dà l'idea del suo fascino e del richiamo che continua a esercitare. L'essere più tenero dopo averla conosciuta resta per sempre in parte selvatico come un lupo, quindi tentato dalla fuga, sensibile al richiamo dei campi e del fiume. Il rapporto con la natura è stretto, caratterizzato dal desiderio di essere come un fiore in un campo o un uccello nell'aria senza radici e senza una dimora fissa di mattoni. Allo stesso tempo rende l'idea dell'importanza di avere intorno dei mattoni, una stufa, dei biscotti, del te, un albero di Natale tante piccole cose che insieme al calore umano rendono una vita più sopportabile.
Il romanzo è bellissimo.
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Commenti
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Grazie per la segnalazione.
Mi segno il titolo grazie.
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