Dettagli Recensione
Una splendida metafora sulle dittature
Un libro fortemente metaforico, dove le analogie tra antico e moderno si intrecciano in un dedalo infinito le cui spirali rendono a volte arduo seguire le evoluzioni della trama, una scrittura apparentemente limpida, impeccabile, senza sbavature o parole di troppo.
L’autore, scrittore Albanese, utilizza il cavallo di Troia come figura allegorica dell’ideologia comunista che come tutte le dittature, fa scempio dei diritti personali delle idee e della libertà.
L’inesorabile incontro tra gli uomini e il cavallo, che volontariamente, nonostante il terrore che la sola visione della figura incute, ne portano l’infetto contenuto all'interno delle loro case, delle loro città è il fulcro della storia, un romanzo che nei suoi simbolismi, nel suo ricondurre al mito del Cavallo nell’Iliade, spiega quanto l’uomo non sia cambiato nelle sue dinamiche.
Un romanzo intenso, profondo, complesso che permette di fare riflessioni di natura sociale/politica/filosofica vedendo le cose da un punto di vista originale ma non per questo meno forte.
“E comunque sentivo che loro per primi non desideravano ricevere spiegazioni. Si limitavano a urlare: E' intollerabile! È un tradimento! E più strillavano, più cresceva il loro furore.”