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L'ultimo bosco di una viola cilena
Marcela Serrano non scrive libri per donne, scrive libri di donne.
In questo romanzo sono Violeta e Josefa, amiche fin da bambine, architetto la prima e cantante di fama la seconda. Le vite turbolente delle cilene percorrono sentieri che dividono, per poi giungere ad un approdo comune, cercato trovato consolidato.
Sebbene le protagoniste siano due, le fitte vicende creano un effetto corale dove i tanti personaggi non sono solo citazione ma figure attive , transitive, di impatto .
Il Cile intellettuale dove dalle lotte comuniste ci si trascina verso la repressione, fino alla tappa in cui gli ormai adulti figli degli anni Sessanta siedono a tavola con le labbra assopite in un rum ghiacciato, ricordando con nostalgia i tempi in cui si fremeva per un ideale.
E’ un testo dai connotati tipicamente sudamericani, dove la tavola e’ imbandita in maniera generosa di grandi passioni amorose e di tristi sconfitte, di successi professionali e di fallimenti inesorabili, di guerriglia e di pace. La scrittura piacevole friziona lo sviluppo denso con frequenti flash back che dovrebbero dipanare la storia, mentre compromettono la linearita’ del filo temporale. Del resto un po’ di confusione e’ lecita, un sudamerica dallo stile ordinato ed asettico sarebbe poco coerente.
Oltre i pregi ed i difetti, quello che piu’ ho amato e’ lo slancio descrittivo dispensato audacemente e poeticamente dalla Serrano.
La vitalita’ di oggetti , luoghi interni e paesaggi e’ di un’intensita’ e di una bellezza sbalorditiva. Ogni dettaglio inanimato toccato dalla penna si elettrizza, coalizza e catalizza, quasi il resto passasse in secondo piano.
E’ un libro di pane caldo appena sfornato, di un frutto tropicale dalla polpa rossa solcata da sfumature fucsia, di arazzi tessuti a mano in un’infinita’ di verdi.
Il silenzio rigoglioso di un giardino interno e un’antica trave restaurata. Sono collane e strati di tessuto, marmellate profumate e libri e luce e pioggia tiepida e un'orchidea bianca per una notte d'amore.
Se le vicende di Violeta e Josefa sfumeranno col tempo, non dubito mi restera’ impresso il tratto di questo scritto e le ore trascorse insieme , immaginando e ricreando gli spazi letti. Fino ad Antigua, decantata da una scrittrice cilena in un romanzo che ,in apoteosi artistica, non potrei che volere dipinto sulle tavole messicane di Frida Kahlo. Succederebbe così che le canzoni tradizionali cilene accompagnerebbero il tintinnio dei monili sulle mani in febbrile movimento, sono donne che esprimono in se stesse un intero Paese.
E' un viaggio zaino in spalla a mente libera, poi il libro giusto nel momento azzeccato.
Buona lettura.
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