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La vita è preziosa e io vivo nel mondo
È questa una delle ultime battute pronunciate dal protagonista di “Eccomi” di Jonathan Safran Foer, Jacob, che suona come una accettazione della vita, dopo lunga e sofferta meditazione.
Un romanzo lungo quanto una vita, secondo l’intento stesso dell’autore, che ha voluto descrivere nei minimi dettagli la routine quotidiana di una famiglia ebrea americana, alto-borghese, che si trova a dovere gestire le conseguenze della profonda crisi esistenziale e sentimentale che travolge i genitori Jacob e Julia.
Siamo di fronte a un’opera di grande impegno, non solo per la sua imponente mole, ma anche per i molteplici temi affrontati e approfonditi con grande sensibilità. La vicenda in sé può coinvolgere e riguardare qualsiasi coppia del nostro tempo, che abbia da affrontare quotidianamente i problemi riguardanti l’educazione di tre figli esigenti, circondati da un ambiente culturalmente evoluto, abituati a porsi domande e a dare risposte complesse e argomentate. Il racconto, come ormai avviene sempre più spesso nella letteratura contemporanea, non può tralasciare di soffermarsi sull’uso della moderna tecnologia. È la scoperta di quegli sms fin troppo esplicitamente erotici mandati furtivamente da Jacob a una donna da un cellulare nuovo tenuto nascosto, che scatena quella crisi latente in Julia, che rivede la sua vita insieme al marito sotto una luce diversa e la induce a mettere in discussione ogni scelta, ogni momento della loro convivenza.
Ciò che rende più interessante il racconto e che complica notevolmente le cose nella vicenda è l’appartenenza della famiglia Bloch al mondo ebraico. Questo notevole e importante particolare fa sì che una gran parte del romanzo sia concentrato sulla differenza reale esistente tra l’ebreo americano e l’israeliano.
Appare evidente che l’ebreo americano, identificato in Jacob, non è particolarmente religioso. Rispetta le tradizioni, come rituali ricorrenti, senza interpretarne fino in fondo il significato. L’israeliano è assai più ligio e condizionato dalla sua fede. Foer dunque sembra interrogarsi su ciò che significa essere ebrei. Jacob si confronta con Tamir, il cugino giunto da Israele per il Bar Mitzvah di Sam, e prende coscienza per la prima volta del suo reale totale disimpegno nei confronti della questione israeliana. Il confronto tra i due personaggi apre il tema del Sionismo e di tutta la problematica ad esso concernente.
Né viene trascurato il ricordo della Shoah, che riemerge attraverso le rimembranze dei più vecchi. La morte è costantemente presente sia come naturale conclusione di una vita, sia come scelta attraverso il suicidio, sia infine nella forma di eutanasia, anche se ciò appare unicamente in relazione alla fine dell’amato cane Argo.
La drammaticità del romanzo si evidenzia soprattutto nella ansiosa ricerca di Jacob di un’identità che chiarisca il suo ruolo nella società, a fronte dei gravi tragici eventi che travolgono la terra dei suoi antenati. Allo stesso modo suo figlio Sam cerca in Other Life il suo alter ego che possieda quelle qualità che a lui mancano. D’altra parte questa esigenza di Jacob di acquisire una coscienza civile e politica allo stesso tempo trova la più significativa espressione nella citazione della risposta di Abramo a Dio che gli chiedeva di sacrificare suo figlio. “Eccomi” risponde Abramo a Dio. “Eccomi” risponde Abramo al figlio. Allo stesso modo Jacob, cosciente ormai del suo pur limitato ruolo di padre e di ebreo, dichiara tutta la sua disponibilità ad essere più e meglio di ciò che è. Disponibilità che si traduce in una totale accettazione della vita. Di fronte agli occhi di Argo destinati a spegnersi, Jacob ripete: “La vita è preziosa e io vivo nel mondo.”
Amore e dolore sono strettamente connessi in questo romanzo: il dolore che scaturisce da una separazione di due coniugi che non riescono più a trovare un equilibrio per condurre una vita in comune è descritto con una delicatezza e una sensibilità a volte commoventi. È il grande amore che genera sofferenza, perché l’amore è ansia, apprensione, tensione continua.
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