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Il sogno del paradiso in terra
Romanzo bellissimo e di raro equilibrio narrativo, che ripercorre, in parallelo, la vita della rivoluzionaria Flora Tristan e di suo nipote, il pittore Paul Gaugin: due spiriti liberi ed indomiti alla ricerca di un altrove paradisiaco. É l'utopia della costruzione di una società senza disuguaglianze e sfruttamento fra classi e sessi a pervadere le pagine del racconto dei viaggi di Florita fra le città della Francia, in cerca di consenso al suo movimento di emancipazione della classe operaia e della donna. La linearità del racconto é frequentemente spezzata da digressioni temporali sul tragico passato della protagonista: il suo triste matrimonio, le gravidanze, la fuga da un marito dispotico e ottuso, prima in Francia e poi ad Arequipa in Perù, l'amore omosessuale per Olympia. Questo continuo passare dal presente al passato caratterizza anche la narrazione della vita di Gauguin, Koke, a suo modo ribelle e utopista al pari della nonna, cercatore irrequieto e irriducibile della bellezza ideale e primitiva, non contaminata dall'elitismo artistico e decadente dell'Europa borghese. La cerca senza successo in centro america, si illude di trovarla a Tahiti e poi alle isole Marchesi. Ed intanto il suo fisico viene a poco a poco divorato dalla "malattia innominabile" e la sua mente assalita dai tristi ricordi della sua vita. Fra questi, quello della sua vita come operatore di borsa e marito della "vichinga" Mette Gad prima dell'avvento del "vizio tardivo" o della convivenza ad Arles con "l'olandese pazzo", a cui è dedicato uno dei capitoli più belli. In conclusione, Vargas Llosa, uno dei miei scrittori latino-americani preferiti, non delude mai. Consigliatissimo.
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