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L'accompagnatrice
 
L'accompagnatrice 2016-09-18 04:28:34 Natalizia Dagostino
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    18 Settembre, 2016
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Abbandono e invidia

La letteratura russa del Novecento mi riserva la scoperta di Nina Berberova e il racconto carnale, severo, lucido della relazione professionale e amicale di due donne. La giovane e abbandonata Sone?ka condivide l’amore, il talento per la musica e il bel canto con Marija Nikolaevna, rimanendo in secondo piano, come accompagnatrice, come pianista-ombra della famosa cantante lirica.

Sone?ka non ha imparato a riconoscersi attraverso lo sguardo genitoriale, è svalutante nei confronti delle sue qualità, non si vede. “Potevo vivere, ma ero disposta anche a morire: tutto mi era, in un certo senso, indifferente. Mia madre mi osservava con curiosità e tristezza.”p.21

E’ un sollievo ed è una protezione per Sone?ka diventare invisibile, decidere per sé di essere sfondo, evitare la relazione con gli altri che l’ha vista sempre perdente “Devi tirare avanti buona buona, più cheta dell’acqua, più bassa dell’erba.”p.25

Viaggi, avventure, concerti, protetta, sempre, dal denaro, strumento di vita sociale comoda ma, certo, non di serenità interiore. Infatti, Sone?ka nutre risentimento e forte gelosia per Marija “…perché era unica, e invece come me ce n’erano a migliaia, perché i vestiti che l’avevano tanto abbellita e che mi venivano adattati non mi stavano bene, perché lei non sapeva cosa siano la miseria e la vergogna, perché lei ama e io non so nemmeno che cosa significhi... proprio per quella costante felicità, sognavo di punirla.”p.71-77


Le figure maschili, in tutta la storia, rimangono in secondo piano. Ogni uomo, come amante, marito, padre ignoto o come innamorato, è percepito “commoventemente stupido”! Le due donne rimangono complici, si sorvegliano a distanza, si stimano, confliggono, ma si supportano.

Marija non si ama e rimane a chiedere un risarcimento a vita, per ciò che le era dovuto - affetto, denaro, successo, riconoscimento pubblico - e non le è mai stato concesso.
Ma l’invidia, oltre che essere uno dei sette peccati capitali, può rivelarsi uno strumento di crescita, di promozione di sé, di cambiamento.

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