Dettagli Recensione
Amazzonico
Esistono, in letteratura, dei prototipi unici, figure estrapolate dal testo e calcificate in un preciso istante che diverra' il nostro riferimento affettivo.
A El Idilio, nel bel mezzo della foresta pluviale ecuadoriana, un vecchio solo si leva la dentiera e la avvolge con cura in un fazzoletto, tanto non ha nessuno con cui parlare.
Nella sua povera baracca il tavolo alto davanti alla finestrella e' baciato dalla luce, un libro sgualcito letto sillaba dopo sillaba a formare parole. E le parole in fila a formare frasi. E le frasi lette e rilette, imparate a memoria, in quelle bellissime e tristi storie d’amore con cui Antonio Josè Bolìvar Proano , finalmente in pace, dimentica la barbarie degli uomini.
Se l’Eden esistette di certo non assomiglio’ a Manhattan, o a Pechino. All’Amazzonia, magari sì.
Inevitabile avvicinandosi a questi luoghi sentire una fitta al cuore, avvertire quanto l’uomo sia un angelo caduto che non cessa di trascinare tutto cio’ che resta del paradiso.
Fu cosi’ che un giorno un gringo ammazzo’ per macabro diletto i cuccioli del tigrillo e la madre impazzi’ di dolore. E inizio' lei stessa ad uccidere in una disperata, straziante, folle vendetta verso il nemico umano.
Fu cosi’ che tocco’ al bianco che visse con gli indios affrontarla, perche’ lui solo aveva imparato dalla giungla l’etica dello scontro. Seguire la magnifica bestia e sfidarla, col rispetto ancestrale della foresta in cui due avversari combattono la morte inevitabile ma equa, priva dell'abominevole propensione allo sterminio .
Il Sepùlveda che preferisco e ogni tanto amo rileggere: intenso, semplice, coraggioso, onesto.
Amazzonico, buona lettura.