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Feroce...
Ma che meraviglia...
Della Nemirovsky avevo letto e apprezzato moltissimo "Suite francese", ma questo racconto, in una manciata di pagine, forse forse mi ha dato molto di più...
Ci ho trovato dentro una feroce ironia nei confronti di coloro che inseguono disperatamente lo status sociale di "ricchi", e un altrettanto feroce attacco alla figura materna, quella incapace di guardare oltre il proprio "io", concentrata sempre e solo su se stessa, affamata di considerazione altrui e inutili riconoscimenti, ma completamente anaffettiva nei confronti della sua stessa figlia, oserei dire anche gelosa.
Qui ci troviamo di fronte ad un dispetto adolescenziale che si trasforma in una vendetta fatta a regola d'arte, dettata dalla mancanza d'amore, dal dover essere sempre e solo spettatrice muta dell'ego smisurato della donna da cui, invece, ci si aspetterebbe amore e dedizione.
Si assiste alla volontà di iniziare a "vivere" da parte di madre a figlia, ma per una questo significa emergere dall'anonimato della povertà, per l'altra ribellarsi all'autorità genitoriale che la schiaccia pesantemente.
"Era l'attimo, l'istante impercettibile in cui si incrociano "sul cammino della vita": una stava per spiccare il volo, l'altra per sprofondare nell'ombra. Ma non lo sapevano."
Questo piccolo romanzo, fortemente autobiografico, ci dà la misura di quanto burrascoso fosse il rapporto della scrittrice con la propria madre...
Una scrittura elegante, raffinatissima, ma anche affilata, tagliente, ironica e dissacrante.
Un piccolo gioiello.
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