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Il posto di Helga
Incontro Beto e Marta, un architetto paesaggista spagnolo e la sua compagna: amore, carriere inseguite inutilmente, abbandono e interessi diversi. La storia facile facile di una passione che finisce, comunicata con un sms, inviato per sbaglio alla persona tradita.
Seguo le riflessioni di Beto e il tempo che decide di dedicare alla sua ferita e la scoperta che arriva quando si concede lo spazio della resa. L’esperienza del senza – Beto rimane senza soldi, senza lavoro, senza amore, senza casa, senza biglietto aereo per tornare a Madrid – rimane sempre un percorso sicuro verso la comprensione, prima e la rinascita, dopo.
Helga è una donna plus agée, una tedesca solida, capace di tenerezza, ironia e severità e accompagna Beto nella risalita, offrendo la sua cucina, la sua lingua, le sue lenzuola antiche e pulite. E conosco Blitz, a Maiorca, come il luogo del riposo, una cala costruita dal vento che raccoglie maree e umanità: un Lampo ed è già una nuova vita.
“Mi piacciono i giardini, mi piace chiamarli giardini e non spazi verdi, e mi piacciono perché sono un’invenzione dell’uomo alleata con la natura. Un patto fra il territorio e il suo abitante, contrapposto alla guerra abituale per dominare l’uno sull’altro. I giardini ci rivelano di colpo l’altra dimensione dell’uomo. La passione per l’inutile, per l’estetica. Il mio relatore di tesi sosteneva che Dio fosse stato il primo paesaggista della storia e che con i giardini cerchiamo di riscattare la memoria perduta dell’Eden. In ogni fioriera aspiriamo a recuperare l’utopia perduta, il sogno rovinato da quel castigo così originale” p.72