Dettagli Recensione
La catasta del significato
Prima di scrivere due righe su questo romanzo, devo pensarci un po' su, devo cercare bene le parole, anzi, forse è il caso di dire che devo "ritrovare" le parole...sì perché dalla metà in poi, questo libro, le parole, me le ha tolte tutte.
Il romanzo inizia con un gruppo di adolescenti che, provocati da un loro coetaneo, improvvisamente illuminato da una dirompente filosofia nichilista, cercano di trovare "un senso", un significato alla vita...per dimostrare a lui, e a loro stessi, che non è vero che tutto è "niente" e che la vita è un' inutile pantomima in un palcoscenico fittizio.
E per farlo, iniziano una sorta di esperimento che, piano piano, sfugge di mano e si trasforma in un gioco macabro.
Cattiveria, violenza e atrocità gratuite in nome di un qualcosa che permetta di rimanere ancorati alla realtà, ma la ricerca di questo "senso della vita" porterà via via alla disumanizzazione e alla follia.
Forte il richiamo tra "la catasta del significato" realizzata dai ragazzini e il "Merzbau" dell'artista tedesco Kurt Schwitters.
Ma il "significato" nasce davvero dalla rinuncia, dal sacrificio e dal dolore?
Ma, soprattutto, il "significato" è qualcosa di vendibile al miglior offerente?
Questo quesito farà crollare tutto...e tutto risulterà essere stato inutile.
Questo libro trasuda filosofia da ogni parola, ma lo fa con una linearità ed una semplicità tali da non accorgerti che, per tutto il percorso di lettura, non hai fatto altro che cercare di darti delle risposte.
Romanzo forte, di grande impatto, facile da leggere, ma difficile da metabolizzare.
Consigliato.
"Piangevamo perché avevamo perduto qualcosa e trovato qualcos’altro. E perché è doloroso, sia perdere che trovare. E perché sapevamo che cosa avevamo perduto, ma non eravamo ancora capaci di definire a parole quello che avevamo trovato."