Dettagli Recensione
Ah, Humbert Humbert...
Un incipit grandioso, tra i più belli che siano mai stati scritti...
Eppure ho impiegato tantissimo tempo per leggere questo romanzo...e solitamente io sono abbastanza veloce nella lettura.
Decisamente non mi ha inchiodato alle pagine, non è scoccata la scintilla.
Quindi mi domando...perché?
La scrittura di Nabokov è sopraffina, elegantissima, impeccabile...
E forse il problema è proprio lì: una scrittura così elegante e precisa che non mi ha permesso di tuffarmici dentro, che non mi ha fatto vibrare, non mi è entrata sottopelle...mi ha tenuto lì, distante, a contemplare (con ammirazione) ma senza poter partecipare.
Nessuna emozione...eppure l'argomento è di quelli che dovrebbero farti saltare dalla sedia.
Questo dimostra che non sempre una scrittura eccellente e sofisticata sia sinonimo di gradimento per tutti...io preferisco meno eleganza e più pathos, meno stile e più pelle d'oca, meno capolavoro e più "sbavature" che mi facciano tremare l'anima.
Intendiamoci...io mi inchino di fronte ad un romanzo così, decisamente "alto", mi inchino soprattutto di fronte alla capacità dello scrittore di trattare un tema così scabroso senza usare mai una parola volgare e senza mai descrivere nulla di osceno...mi inchino di fronte alla straordinaria capacità di presentarti un personaggio "malato", disgustoso, e riuscire a vestirlo di grande rispettabilità.
Ci sono pagine dense di ironia, di cinismo...ed anche gli avvenimenti tragici, in realtà, hanno un sapore quasi tragicomico (vedi il finale, per esempio).
Il professor Humbert è un mostro, un pervertito...e lui lo sa, lo ammette continuamente, ma è così bravo a descrivere se stesso come schiavo e prigioniero della sua perversione, del suo tormento, che ti fa quasi dimenticare che la vera prigioniera, la vera vittima di tutto è lei, Lolita.
"Io ti amavo. Ero un mostro pentapodo, ma ti amavo. Ero ignobile e brutale e turpido e tutto quello che vuoi, mais je t’aimais, je t’aimais! E c’erano momenti in cui sapevo come ti sentivi, e saperlo era l’inferno, piccola mia. Bambina Lolita, coraggiosa Dolly Schiller."
Sono felice di averlo letto, mi sento letterariamente arricchita...ma non posso affermare che questo romanzo mi abbia travolto, né coinvolto, né appassionato.
Ma il limite è il mio.
Lo so.
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Ero giovane davvero quando esplose il caso Lolita . Tra amiche ci passammo zitte zitte, di nascosto agli occhiuti genitori, il testo proibito e incriminato. Mi aspettavo un vulcano erotico e mi trovai invece tra le mani una sorta di frigorifero, ossia un testo stilisticamente elaboratissimo, diciamo pure perfetto, quanto algido, troppo pensato , troppo limato , troppo di testa .
Humbert Humbert mi sembrò un ipocrita ,da un lato lucidamente consapevole di essere un pervertito : chiara ammissione di colpa. Dall'altro , un essere astuto nel tentativo di suscitare la compassione del lettore e di ottenerne l' assoluzione, descrivendosi irrimediabilmente vittima e prigioniero della propria passione malata , come hai notato benissimo tu.
Poi vidi il film di S. Kubrick che non suscitò in me particolari emozioni . Lo giudicai nettamente inferiore al testo di Nabokov.Non so se rileggerò Lolita. Ruit hora.