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Non ci fu mai una morte più annunciata
“Lei indugiò appena il tempo necessario per pronunciare il nome. Lo cercò nelle tenebre, lo trovò a prima vista tra i tanti e tanti nomi confondibili di questo mondo e dell’altro, e lo lasciò inchiodato alla parete con la sua freccia precisa, come una farfalla senza più scampo la cui sentenza era scritta da sempre.
“Santiago Nasar” disse”.
Márquez ci porta in quel “villaggio bruciato dal sale dei Caraibi” per farci vivere la cronaca di una morte annunciata, scritta moltissimi anni dopo. Un fatto già compiuto, una storia ormai svanita di cui ormai solo il sapore agro può essere rimasto…e quando pensi che quello che leggerai non potrà sorprenderti, puoi dormire sogni tranquilli perché la magia di Márquez colpisce ancora.
Basata su un fatto reale, la cronaca va a indagare su quelle incongruenze, su quei dubbi e interrogativi su cui ancora non è stato fatto luce. “Non ci fu mai una morte più annunciata di quella” eppure…
Márquez con le sue novanta pagine “mette a nudo” le vite degli abitanti di quel paesino dei Caraibi, ci racconta quel mondo, ci svela le sue contraddizioni, le tradizioni e l’importanza dell’onore. I ruoli (e le dinamiche) all’interno del villaggio sono ben dettagliati.
“A differenza delle ragazze dell’epoca, che avevano trascurato il culto della morte, le quattro sorelle Vicario erano maestre nella scienza antica di vegliare gli infermi, confortare i moribondi e avvolgere i morti nel sudario. L’unica cosa che mia madre rimproverava loro era l’abitudine di pettinarsi prima di andare a letto. “Ragazze” diceva loro, “non pettinatevi di notte perché s’attardano i naviganti”.
Con uno stile unico, mai banale e sempre coinvolgente, verrete conquistati da questa cronaca. Non posso far altro che consigliarlo, non ne rimarrete delusi, io ne sono rimasta affascinata.
Buona lettura!!
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Federica
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