Dettagli Recensione
Quel fragilissimo pianoforte di vetro...
Denso.
Questo, secondo me, è l'aggettivo che meglio descrive questo romanzo.
Denso di parole, denso di significati... e paradossalmente (per un libro che parla di "voglia di morire") denso di vita.
Sì, quella vita che Elfrieda non vuole e non riesce a vivere, nonostante la sua bellezza, il suo talento, l'amore di suo marito e della sua famiglia...quella vita che sente sempre in pericolo, in procinto di frantumarsi in mille pezzi, come il pianoforte di vetro che custodisce nel suo ventre...ma anche la vita di Yolandi, perennemente incasinata sia professionalmente che sentimentalmente, ma sempre pronta a cercare di insufflare ossigeno vitale nella sua amata sorella, attraverso i ricordi, i rimproveri, le carezze, i fiumi di parole e l'ironia...tanta ironia.
Lei, la sorella minore, quella meno bella, meno dotata, meno adorata, ma in grado di vivere, di cercare l'amore...vero, di fare due figli con due uomini diversi, di divorziare due volte, di scrivere libri che non la soddisfano, di adempiere al suo ruolo di madre, di sorella, di figlia, sbagliando, ricominciando, piangendo, sorridendo, lottando...(perché vivere è tutto questo)...lei ci racconta quanto sia difficile convincere a restare chi se ne vuole andare, ma si chiede anche quanto sia giusto avere il "dovere" di vivere.
Arriva un momento in cui, forse, bisogna smettere di combattere, arrendersi all'inutilità delle parole, all'inefficacia dei ricordi, anche se...dopo...sono l'unica cosa che resta.
Bellissimo.
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Commenti
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Ma si può sempre rimediare!
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Col tuo commento lo avrei preso.