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IO SONO UN CLOWN
Heinrich Böll iniziò a dedicarsi alla produzione letteraria nel 1946 dopo l’esperienza del richiamo alle armi con conseguente interruzione degli studi universitari e dopo aver subito non solo il fronte ma anche il campo di prigionia, avendo egli disertato. Il suo lavoro di intellettuale è stato sempre all’insegna dell’impegno sociale e civile e tutta la sua produzione è attraversata dalla critica al quadro sociale della Germania postbellica caratterizzata da conformismo, ipocrisia, opulenza.
“Opinioni di un clown” edito nel 1963 rappresenta in modo significativo le posizioni dell’uomo e dell’intellettuale, inscindibili.
Hans Schnier , giovane clown proveniente da facoltosa famiglia borghese, si perde a Bonn nell’appartamento messogli a disposizione dalla famiglia ma che non può né vendere né affittare. Vi arriva defraudato del suo amore per Maria che lo ha abbandonato , è inoltre in piena crisi artistica: i suoi ultimi spettacoli sono stati fallimentari.
Entra nell’appartamento,apre contatti telefonici con alcune persone, si prepara un bagno, riceve pure la visita del padre. Ricorda, trama, farfuglia, lucidamente analizza se stesso e gli altri: mi pare non salvi nessuno. Al bando l’ipocrisia di facciata, lui ha però bisogno di una maschera. Ipocriti i cattolici, altrettanto le forme rinascenti di borghesia, a partire dalla sua famiglia. Al bando il denaro, la miseria, la guerra, la pace.
La sua è una negazione continua: “io non sono sedentario”, “non sono ubriacone”, è ricco di famiglia ma gli è sempre stato negato l’accesso al denaro e perfino ad un vitto sostanziale, ha una madre ma è anaffettiva, non ha più Maria, non ha più la sorella sacrificata alla patria, il padre e il fratello sono altre due entità eteree. Lui senza Maria è niente. Nessuno lo capisce: non è protestante, non è cattolico. Lui è solo un clown, coglie l’essenza, gli pare dannatamente comica e la rimanda al mittente. Lui è solo come chi non si allinea, chi sfugge alle regole, chi ha le sue modeste opinioni e ha il coraggio di enunciarle anche quando non fanno comodo a nessuno, primamente a se stessi.
La narrazione asciutta, martellante, intervallata da ricordi accompagna il lettore oltre la maschera, oltre il cerone in una perfetta adesione dell’ideale al reale. Fortemente malinconico, da conoscere e da apprezzare.
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estremamente gradevole, importante comunque.
L'ho affrontata per capire meglio "Adamo risorto" con il risultato che l'ho invece lasciato.
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