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Sorridi, sei su Candid Camera
La coscienza che le vie dell'insoddisfazione siano infinite vuole che nessun libro appena aperto sia una certezza. Pero' se l'autore e' stato affrontato piu' volte con esito eccellente, un minimo di aspettativa e' umanamente concepibile.
Durante la lettura di "Tre giorni e una vita" ho dovuto controllare il risvolto di copertina con impressa la biografia temendo un caso di omonimia , invece no, si tratta del medesimo Pierre Lemaitre di "Alex" e di "Ci rivediamo lassu'" a firmare questo romanzo.
Piu' che del lavoro di uno scrittore affermato direi che il testo si connota come una bozza - bruttina - di un dilettante allo sbaraglio.
Della sinossi invitante resta ben poco nel testo, che si sviluppa rasoterra nella dilatazione del nulla , questo libro e' l'assioma di quanto zero per zero porti a zero. Certamente una buona narrativa puo' nascere anche da una trama inconsistente, ma allora l'estro della penna e' necessario.
Suspense assente d'eccellenza visto che i meccanismi della scomparsa del piccolo Rèmi sono noti fin dalle prime pagine , per un un omicidio e successive inconsistenze che l'autore descrive in modo piatto, anonimo, insipido, imperturbabile, noioso. La prima meta' del testo e' carente di discorsi diretti che lasciano il lettore amaramente passivo, un misero intransitivo a vagare in periodi mediocri.
La seconda parte , una dozzina di anni dopo, vorrebbe probabilmente scuotere la narrazione aggiungendo un po' di pepe e l'effetto sorpresa , mentre invece ci ritroviamo imbottigliati alla fiera della banalita'. Nell'arena manca Mangiafuoco ma abbondano siparietti scontati intervallati da frasi tra parentesi e punti di sospensione.
Salverei giusto le due o tre pagine finali, per il resto credo sciogliero' la tensione della lettura scrollando le foglie da questo talamo di ortiche, non posso credere sia l'ultimo romanzo di Lemaitre, deve essere uno scherzo, ridiamoci sopra.
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Commenti
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Non mi pareva vero che fosse lo stesso Lemaitre che ha scritto " Alex" e " L'abito da sposo" ,dove
la suspense si taglia con il coltello.
Proprio scialbo.
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