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Dicotomia umana
Il ''Lupo della steppa''(1927) è cronologicamente quasi parallelo al ''Siddhartha'' (1922). In entrambi i romanzi sembra esserci una forte componente autobiografica. Hesse scrive questo romanzo in un momento di forte crisi spirituale vissuta negli anni venti, dopo la rottura con la sua sposa in seconde nozze. L'autore narra le vicende di Harry Haller, un individuo che, arrivato alla soglia della mezza età, vive un profondo conflitto interiore che lo spingerà verso l'idea di suicidarsi. Ciò non avverrà grazie al catalizzatore della sua rinascita, ovvero la bella Hermine. Essenzialmente, l'uomo viene visto secondo una dicotomia che vede il suo animo composto da una parte lupina e una borghese. Harry è vissuto come un borghese, è sceso a compromessi, ha accumulato ricchezze e si è sposato, una vita quasi perfetta. Il suo lato lupino emerge nella critica alla società borghese. Harry è molto scettico nei confronti di quest'ultima, ma contemporaneamente ne fa parte, ciò lo manda, ovviamente, in crisi. Ma il romanzo non è riducibile ad un'univoca opposizione lupo versus borghese. L'autore enuncia infatti quella che è la molteplicità dell'animo umano , che è composto da migliaia di , è dunque inutile tentare di definire l'essere umano poiché gli aspetti da valutare sono semplicemente troppi e non sempre evidenti. Harry troverà un'altra strada, una via diversa sia da quella lupina che da quella borghese. In questa nuova visione del mondo è fondamentale il valore dell'ironia, vi è un nuovo approccio alla vita attraverso l'arte.