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La casa tonda
 
La casa tonda 2016-06-08 13:35:47 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    08 Giugno, 2016
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Una giustizia

“Le donne non si rendono conto di quanto gli uomini fanno assegnamento sulla regolarità delle loro abitudini. Noi assorbiamo nei nostri corpi i loro andirivieni, nelle nostre ossa i loro ritmi. Il nostro polso è regolato sul loro, e come sempre in un pomeriggio festivo si attendeva che mia madre cominciasse a scandire i minuti che ci separavano dalla sera. E così, come potete capire, la sua assenza fermò il tempo.”

Joe ha tredici anni e tre amici – Angus, Cappy e Zack – con i quali condivide le corse in bici, la passione per la serie televisiva di fantascienza “Star Trek”, lattine di birra e qualche tiro di sigaretta.
Le cose cambiano in una sola sera, verso il crepuscolo, quando sua madre rincasa in auto molto più tardi del solito. E' sfigurata dai lividi, sanguinante, viva per miracolo: qualcuno ha abusato di lei e, alla fine della violenza, ha tentato di darle fuoco. E' riuscita a sfuggire a una fine orrenda solo approfittando di un attimo di distrazione del suo carnefice.
Da quel momento, ella si chiude nella stanza da letto e in un mutismo inesorabile su tutto quanto avvenuto; dorme per la maggior parte della giornata.
A Joe e a suo padre, il giudice Coutts, non resta che cercare di chiarire i fatti in base ad una serie di congetture, attendendo che sia la donna a trovare la forza di rivelare l'accaduto.
L'unica cosa certa è che tutto è successo nei dintorni della “casa tonda”, un luogo sacro in tempi in cui agli indiani d'America era vietato celebrare cerimonie religiose, ed allora lo facevano in clandestinità. Joe, spalleggiato dai suoi amici, raggiunge in bicicletta quel luogo isolato, per trovare tracce di ciò che è avvenuto, e provare a dare un nome a chi stava per uccidere sua madre.

“La casa tonda” guida il lettore alla scoperta di una minoranza: la comunità di una riserva indiana nel North Dakota del 1987.
La storia si apre con il duro antefatto, e decolla poche decine di pagine dopo, quando inizia a ricordare avvenimenti giudiziari passati.
Emerge la figura del giudice Coutts – marito di Geraldine, la donna abusata – che si sforza di amministrare la giustizia tribale nel modo più retto possibile: in un bel passo del libro egli spiega al figlio come l'equilibrio del giudicare sia il modo più efficace in cui una minoranza costruisce la propria reputazione nei confronti di una maggioranza dominante (nello specifico, quella degli americani bianchi). Il giudice si rinchiude tra i fascicoli di casi già conclusi, in pratiche anche risalenti, dove cercare il movente di una vendetta eseguita su sua moglie.
D'altro canto, la stessa Geraldine, prima di uscire di casa in quello sfortunato pomeriggio, stava maneggiando una pratica di cui non si sa nulla.
Nel mezzo, Joe, combattuto tra l'idea di giustizia e la tentazione di vendetta. Ma anche una serie di personaggi con cui il ragazzo si trova a che fare, ben costruiti, a volte esilaranti, con cui la Erdrich evita un andamento monocorde della storia e, soprattutto, tratteggia l'ordinaria vita di una comunità storicamente discriminata. Non a caso il libro nasce da una problematica reale e da un dato di fatto incontestato: la frequente impunità di violenze e abusi perpetrati da non indiani su donne indiane.
Una storia di impegno civile, dunque, che trova il giusto tono di invito alla lettura.

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Commenti

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Mi hai fatto venire voglia di leggere questo libro!
Bella recensione, lo aggiungo alla mia lista!
Marta
Rollo complimenti come sempre, un argomento davvero forte. Bella anche la scelta della frase iniziale. Vorrei chiederti un chiarimento, cosa intendi per "Il giusto tono di invito alla lettura"?
Grazie
Federica
Grazie, Marta e Federica.
Con quell'espressione, Federica, intendo dire che l'introduzione di personaggi e situazioni anche divertenti riesce a bilanciare una vicenda principale che, da sola, renderebbe il romanzo cupo e "chiuso"... In sostanza, più difficile a leggersi. Scusatemi per non essere stato sufficientemente chiaro.
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