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Bambini nel tempo
 
Bambini nel tempo 2016-06-04 08:30:55 Antonella76
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    04 Giugno, 2016
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Ti rivoglio. Ti rivoglio indietro. Adesso!



Iniziamo subito col dire che ho una bambina di 3 anni, e che la porto spesso con me, al supermercato, a fare la spesa...
È sufficiente a chiarire lo stato d'animo con cui ho letto questo libro?
O devo spiegarvi che non esiste incubo peggiore per un genitore se non quello di voltarsi e non trovare più il proprio figlio/a accanto?
È ciò che succede al nostro protagonista, alla cassa di un supermercato, pochi secondi e Kate, la sua bambina di 3 anni, non c'è più.
McEwan non è uno strappalacrime, non punta a farti commuovere, no, lui vuole solo portare in superficie le parti più remote, più nascoste dell'animo umano, ma leggendo tra le righe si può trovare tutta la disperazione di un uomo finito, che tre anni dopo, il giorno del compleanno della figlioletta perduta, le intona un "Tanti Auguri" in una ricetrasmittente di un walkie talkie che le ha comprato come regalo, insieme ad altri 15 pacchi...per sfidare il destino, per dimostrare che lui ci crede ancora, per farsi ancora più male... 

"Ricordarla diventava sempre più difficile.
Kate stava sbiadendo, mentre il suo amore inutile per lei gonfiava strozzandolo e sfigurandolo come un gozzo.
Pensò: ti rivoglio. Ti rivoglio indietro. Voglio che ti riportino adesso. Non voglio nient'altro.
Divenne una specie di incantesimo...finché tutto quanto non si ridusse, in termini verbali, a due sole parole: Sto male."

Ma il libro non è solo questo, non è soltanto l'elaborazione di una perdita che non conosce consolazione, che chiede risposte...è anche la conseguente disgregazione del rapporto d'amore tra due genitori "spezzati" da una mancanza troppo "presente".
Che non riescono più a trovarsi, che perseguono il loro dolore percorrendo strade differenti, pur amandosi ancora...perché non esiste un modo "giusto" di soffrire, né lo si può imporre all'altro.
Ma soprattutto questo è un romanzo sul tempo, sul tempo che si ferma, che si dilata, che rallenta, che si riavvolge e ritorna...(a dispetto dell'immagine di una bambina che avrà sempre 3 anni, cristallizzata nel tempo della loro memoria).
Un libro difficile, che alterna brani di una profondità ed intensità notevolissime ad altri, di taglio politico/sociale, notevolmente noiosi (a mio parere).
Un finale bellissimo, forse non proprio sorprendente, ma dolce e struggente, pieno di luce.
Un McEwan diverso dai precedenti da me letti ("Cortesie per gli ospiti" e "Il giardino di cemento"), meno torbido, meno inquietante, ma sempre grande esploratore della nostra parte più buia.

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