Dettagli Recensione
...bambina bianca...
Meravigliosamente struggente.
La Duras, in queste poche pagine, ci racconta non solo lo strano rapporto con il suo ricco amante cinese (all'età di 15anni e mezzo), ma soprattutto ci fa un quadro della sua infanzia, di sua madre, dei suoi due fratelli.
E quella che vediamo è un'immagine triste, dolorosa, misera...di una donna (sua madre) sull'orlo della follia e disperazione, che non ha saputo insegnare ai suoi figli l'amore, di un fratello maggiore portatore sano di violenza e rancore verso il mondo, uno che fruga negli armadi, un mascalzone casalingo, un assassino senza armi insomma, e di un fratello minore vittima, debole e indifesa, di tanta cattiveria, che si arrende e non ce la fa.
Non c'è da meravigliarsi, quindi, dell'incapacità di amare di Marguerite, del suo non saper riconoscere l'amore...se non dopo averlo perso, sul ponte di un piroscafo, con il valzer di Chopin a fare da colonna sonora a questa perdita e a questa consapevolezza.
Non è stato facile crescere con una mamma (amatissima) che chiamava "il mio bambino" solo il primogenito...e "i più piccoli" gli altri due.
Piccoli dettagli che scavano voragini.
Qui dentro troviamo le sue ferite, le sue cicatrici...ma anche i germogli del suo amore per la scrittura, la certezza che avrebbe fatto questo nella vita.
Il racconto è asciutto, frammentato, discontinuo, ma è proprio attraverso questa frammentazione che viene fuori, in tutta la sua potenza, il dolore di una ragazzina cresciuta troppo in fretta.
"Presto fu tardi nella mia vita. A diciott'anni era già troppo tardi.
Sono invecchiata a diciott'anni. Non so se succeda a tutti, non l'ho mai chiesto.
È stato un'invecchiamento brutale."
Una storia d'amore non convenzionale, in una Indocina degli anni '30, dove il disonore va a braccetto con il problema razziale, dove l'amore di lui è così intenso e struggente da diventare doloroso, quello di lei è più vicino alla curiosità, al calcolo, ma la passione che li travolge è dolce e violenta al tempo stesso.
Un linguaggio crudo e lirico che ti avvolge in questo flusso di ricordi che, in quanto tali, affiorano a sprazzi, senza una consequenzialità temporale, come rigurgiti di un passato che riemerge per dare vita e far morire continuamente la "bambina bianca" che è stata.
Un libro complesso e ricco, dal grandissimo valore, non solo letterario, ma anche emotivo.
"Ma poi glielo aveva detto.
Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere d'amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte."
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Commenti
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Preferisco di gran lunga questa "Marguerite" più graffiante, più dolorosa, più tormentata.
Ma i gusti son gusti...e capisco che non ti possa piacere.
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Le tue recensioni sono sempre belle e utili.
Questo libro a me non è piaciuto particolarmente : non mi ha lasciato niente. Quando leggo "Marguerite" il mio pensiero va alla Yourcenar, scrittrice che invece amo molto.