Dettagli Recensione
Rico...nel cuore.
Straordinariamente nelle mie corde.
Un romanzo bellissimo, struggente e malinconico, a tratti crudo e cinico, che porta in superficie un mondo sommerso, di cui, a volte, neanche percepiamo l'esistenza...intriso di troppa solitudine, di sentimenti che si sono cristallizzati al freddo delle notti sui cartoni, di una dignità che ha perso la sua battaglia con il dolore.
Il mondo dei senzatetto, dei barboni, dei rifiuti della società...che misurano le giornate in litri di vino, perché 24 ore sono troppe per chi si ritrova a dover vivere da morto, mero involucro condannato a respirare...e allora quel vino funge da ponte effimero fra loro e il resto del mondo.
Rico...e tutti i disperati che lui incontra sul suo cammino (Titì, Dedè, Felix, Mirjana...) sono uomini che "hanno l'inverno addosso", che sono passati dal castello alla fogna senza neanche rendersene conto e senza accorgersene hanno smesso di esistere, per la società prima, e per se stessi dopo...o forse no, forse loro sono morti il giorno stesso in cui l'amore ha voltato loro le spalle andandosene via, e portandosi dietro i sogni, le speranze, il rispetto di se stessi...
Tante porte che si chiudono, una dopo l'altra, fino all'ultima. L'ultima prima dell'Inferno.
Izzo riesce a trasformare la miseria in poesia, riesce a dare voce a chi, in fondo, ha smesso di parlare da tempo, riesce a farti provare, leggendo questo romanzo, un dolore così intenso e profondo...da risultare dolce.
Rico sono io, sei tu, chiunque abbia messo la propria felicità nelle mani di un sogno...tradito, e non sia riuscito a rimanere a galla.
Perché quando non riesci a vedere più nessuna luce, nessun barlume di affetto, di futuro, negli occhi di tuo figlio, allora forse il tempo di combattere è finito...e non ti rimane che cercare, dopo tanto freddo sopportato (fuori e dentro), un po' di sole, un po' di calore, per poter ridare vita ad un ricordo e poi...andare a morire.
Ma non tutti gli emarginati sono "Rico", incapace di mendicare, di rubare, di fare del male (se non a se stesso), a volte, c'è chi è ancora più miserabile della miseria, chi è più marcio dei luridi rifiuti in cui fruga per mangiare.
Perché la cattiveria non conosce ricchezza, né povertà...
Un libro che mi ha smosso mille sentimenti, che ha completamente messo in discussione il mio punto di vista, che mi ha fatto sentire una privilegiata senza, però, darmi alcuna rassicurazione.
Uno dei rarissimi casi in cui, chiuso il libro, ho avuto una fortissima voglia di ricominciarlo.
Può sembrare strano, ma, per me, questo è un romanzo d'amore.
Sì, proprio d'amore.
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