Dettagli Recensione
Dalla "Disgrace" alla "vergogna"
Da dove comincio?
Potrei cominciare col cercare di perdonarmi per aver atteso tanto prima di leggere questo libro.
O forse potrei esordire con un "WOW"...e, a voler essere sintetici, il commento potrebbe anche finire qui, perché davvero la bellezza di questo romanzo mi ha lasciato senza parole.
Con una scrittura limpida, efficace, lucida e precisa, Coetzee riesce a mettere a nudo un uomo, il suo rapporto con l'eros, con i sensi di colpa (e la loro assenza), con il pentimento, con una società che gli chiede di genuflettersi al cospetto del politicamente corretto...e al contempo, affronta trasversalmente le ferite di un Sudafrica ancora segnato dai postumi dell'Apartheid.
Lui, professore universitario, commette un grosso sbaglio,(una relazione con una sua giovane studentessa, maggiorenne e consenziente) in nome di un desiderio figlio più che altro della paura del declino fisico, che a 52 anni inizia a farsi strada nella sua mente, ed è disposto a dichiararsi colpevole (per la sua età e per la sua posizione di potere in quanto docente), ma non accetta di doversi pentire di qualcosa che non ha commesso.
Nessun abuso, nessuna violenza fisica.
Quell'abuso e quella violenza fisica che, invece, busseranno presto alla sua porta e lo trascineranno in una spirale di dolore, rabbia e impotenza.
Trovo che i due titoli, l'originale "Disgrace" e la traduzione italiana "Vergogna", si completino a vicenda...perché se tutto nasce a partire dalla "disgrazia" che il prof. Lurie si trova a dover affrontare a causa del suo comportamento discutibile con la sua allieva, l'esplosione di violenza che si ritroverà a vivere insieme alla figlia Lucy, lo faranno impattare con la "vergogna" dello stupro e della volontà (di lei, sua figlia) di volersi considerare capro espiatorio per peccati commessi da altri, in altri tempi.
Lui rifiuta di essere messo sotto processo dalla commissione universitaria, tanto quanto sua figlia non intende giustificarsi con lui per le sue decisioni, che contemplano la non-azione, il silenzio, la negazione...addirittura la sottomissione ad un assurdo prezzo che i bianchi devono pagare nei confronti dei neri per risarcirli degli storici soprusi.
Ho trovato un certo parallelismo e alcune somiglianze tra il personaggio del prof. Lurie di Coetzee e quello del prof. Kepesh di Roth, ne "L'animale morente"...entrambi sono uomini che hanno superato la giovinezza, che hanno paura del decadimento fisico e del declino del loro potere seduttivo, e che, pertanto, fanno dell'eros, del desiderio e del libertinaggio sessuale la loro bandiera...al solo scopo di esorcizzare ed allontanare la vecchiaia, la morte.
E in entrambi i casi, il male (che può prendere le sembianze della morte, della malattia, della violenza, della perdita della propria dignità)...riesce sempre ad entrare da porte secondarie, sorprendedoli.
Coetzee ha vinto il Nobel nel 2003.
Meritatissimo.
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Commenti
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Mi ha completamente rapito con la sua scrittura.
Ciao
Federica
Non ne dubito, infatti l'ho già preso e non vedo l'ora di iniziarlo!
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