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DUE LUNE NEL CIELO
Quale pianeta misterioso e inquietante intravedono i protagonisti di 1Q84, l’insegnante di arte marziali Aomame e il matematico ed editor Tengo, quando la Tokio contemporanea in cui abitano li abbandona ai margini delle sue tangenziali intasate e dei suoi quartieri affollati di bar per uomini e donne sole? Si tratta certamente di un luogo funestamente magico nel quale spuntano due lune nel cielo, dalla labbra di una bambina stuprata e traumatizzata fuoriescono minuscole creature, i cosidetti Little People e una capra cieca viene segregata da una setta religiosa e sorvegliata da un’adolescente che poi trascriverà l’esperienza in un abbozzo di romanzo. Eppure all’inizio del libro, un taxista sentenzia” Di realtà ce n’è sempre una sola”. Allora il problema non sta tanto nello stabilire se abbiamo una o mille realtà ma di definire qual è quell’unica realtà che noi percepiamo e facciamo nostra. Aoname e Tengo in realtà non sono individui comuni, ma il loro sguardo sul mondo è particolare: tutto in loro, storia, personalità, solitudine, in realtà li rende straordinariamente affini a personaggi dei grandi classici della letteratura occidentale, dagli orfani di Dickens all’Alice di Lewis Caroll. Essi condividono l’esperienza dell’abbandono dei genitori con l’altra sfuggente ma fondamentale apparizione del romanzo, la diciasettene scrittrice Fukaeri. E la condizioni di orfanità caratterizza non solo gli attori principale della vicenda ma l’intero universo in cui compiono la loro discensio ad inferos, scendendone da entrate speculari: Aomame conosce la violenza e l’omicidio, Tengo l’impossibilità di darsi un’identità stabile. Ed è lì che essi ritrovano la realtà di cui solo la grande letteratura ha svelato la natura distopica e disorientante: c’è un entità misteriosa che sovradetermina la trama delle nostra vite, come ne “Il castello” di Kafka rappresentata nel libro dalla setta misteriosa attorno a cui le sorti di tutti finiscono per gravitare. Ma non esiste più il Grande Fratello della celebre distopia orwelliana e il 1984 è diventato 1Q84, dove la q maiuscola rappresenta il grande interrogativo sulla peculiarità metamorfica della contemporaneità ove non esiste più l’assolutizzazione di una qualche verità e dove la presenza corporale si confonde con quella virtuale. Ma è comunque la sola realtà che noi possediamo, il labirinto di forme che solo la letteratura, fin dai tempi del multiforme Odisseo omerico, ha saputo imprigionare con il suo sguardo tentacolare.
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Dell'autore ho letto solamente "Kafka sulla spiaggia" e vi ho trovato il mondo di Mukarami che evochi.