Dettagli Recensione
...quando togliere arricchisce...
Libro autobiografico, incentrato sulla figura del padre dell'autrice: un uomo comune, qualunque, di basso ceto sociale, che passa dall' essere contadino, poi operaio, fino a diventare gestore di un bar-drogheria.
Una vita raccontata senza orpelli, senza slanci e artifici...forse perché in fondo così è stata vissuta: un vita fatta di duro lavoro, di piatti semplici, di difficoltà, di complessi di inferiorità mascherati dalla buona educazione e dalla cortesia.
È anche il racconto di una separazione "sociale", ovvero quella che lentamente mette in atto lei, la figlia, nei confronti di questi genitori imbarazzanti con la loro ignoranza, i loro vestiti semplici e dozzinali, i modi di esprimersi dialettali.
Lei che riesce a fare il "salto", a studiare, diventare insegnante di liceo, sposarsi con un borghese abituato a scambi verbali pregni di un' ironia intellettuale decisamente al di sopra della portata della famiglia di lei.
Una sorta di tradimento verso le proprie origini, verso colui che, in fondo, ha sempre sognato di riscattare il proprio stato sociale attraverso i successi della figlia.
Colui che l'accompagnava ogni mattina a scuola in bicicletta.
La Ernaux utilizza una scrittura apparentemente lineare e semplice, ma non lo è affatto, perché ogni parola è ricercata e messa al punto giusto, perché in questo gioco di "togliere il superfluo", di sottrarre, di pulire...anche le virgole assumono la massima importanza.
Quindi, alla fine, ci ritroviamo di fronte ad una narrazione sì semplice, ma raffinata, precisa e distaccata come un'operazione chirurgica, priva di sentimentalismo, ma non di commozione.
Rimane da capire quale sia "il posto" del titolo: il piccolo posto nel mondo occupato da un uomo modesto e dalla vita apparentemente insignificante? O quel luogo sociale astratto in cui non riescono più ad incontrarsi padre e figlia, se non attraverso i desideri di lui e i sensi di colpa di lei?
La Ernaux dice che "si scrive proprio quando non si ha più nulla da dirsi".
Ecco, forse la risposta è in questa frase.
Eppure lei ci ha detto tante cose...