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Strena seu de nive sexangula
Amare può voler dire abbandono, può voler dire fuggire per paura, scegliere di soffrire nell’immediato con la speranza di non soffrire di più nel futuro. Eppure il prezzo di certe scelte si paga lungo il corso di tutta una vita e senza sconti. È quanto accade a David Winkler, studioso e meteorologo, dotato di una capacità di prevedere in sogno avvenimenti funesti o minacciosi.
Comincia così, con la separazione dalla moglie Sandy e dalla figlioletta Grace, che aveva visto in sogno morire per annegamento senza poter far nulla per salvarla, l’odissea di David, che lascia gli Stati Uniti per rifugiarsi in un’isoletta dei Caraibi e vivere in una dimensione diversa, a contatto con la natura, con la speranza di guarire da quella ferita profonda che si portava dietro nell’incertezza della sorte realmente toccata alle uniche persone che amava.
Al di là della trama certamente interessante, ciò che più colpisce in questo romanzo è, a mio avviso, il riferimento più o meno esplicito all’opera di un grande classico della letteratura anglosassone, T.S.Eliot. Non a caso qui, come nella Waste Land, il tema dell’acqua è dominante. Il meteorologo David concentra la sua attenzione su tutto ciò che riguarda i fenomeni atmosferici, in particolare si sofferma a descrivere il fiocco di neve, che a una lente di ingrandimento appare come una stella a sei punte. E qui si comprende la citazione in latino che ci riporta alla Congettura di Keplero. Il fiocco di neve al suo interno contiene numerosissime molecole d’acqua sempre in movimento, seppure invisibili all’occhio umano. “Hai presente un cristallo di neve, la classica stella a sei punte? Che sembra così rigida, immobile nel suo gelo? Ecco, in realtà, a un livello piccolissimo, meno di un paio di nanometro, via via che si congela, vibra da matti...i miliardi di molecole che la compongono si agitano anche se non si vede, praticamente divampano.” Acqua in movimento, dunque, acqua portatrice di vita e di rinascita come nel mese più crudele di Eliot, Aprile. Ma l’acqua proprio perché è indispensabile alla vita, proprio perché è l’elemento predominante nella composizione del corpo umano, come lo stesso David ricorda, nelle sue riflessioni, porta con sé l’inevitabilità della morte. Perché l’acqua può essere causa di distruzione e catastrofe. Ed ecco che il tema della morte per acqua, la morte che David teme per la figlia Grace prima e per la giovane Naaliyah, dopo, è lo stesso che troviamo in Eliot nei versi dedicati a Phlebas, il Fenicio: “ Una corrente sottomarina/ gli spolpò l’ossa in sussurri. Come affiorava e affondava/ passò attraverso gli stadi della maturità e della giovinezza...”
Il personaggio David, afflitto da questo dono di prevedere in sogno il futuro, dono che vive come una vera e propria condanna, non è molto diverso dal personaggio della Sibilla o di Tiresia, nell’opera di Eliot. Anche i suoi occhi, seppure non completamente offuscati, come quelli del profeta greco, sono deboli al punto da non vedere distintamente la realtà che lo circonda. E al caos che regna nella sua vita, David cercherà di porre ordine e rimedio, vivendo a stretto contatto con la natura, novello beau sauvage. Solo il suo estremo tentativo di ricostruire una sorta di nucleo familiare gli permetterà di restituire alla sua vita un significato. “Una famiglia è una storia: verità, tribolazioni, castighi. Una famiglia è tempo....non è tanto ciò che ricevi, ma ciò che riesci a tenere.”
Anche la struttura del romanzo ha un suo perché che si ricollega al fiocco di neve: come il fiocco di neve ha sei punte, così il romanzo è diviso in sei parti, ciascuna con una sua dinamica, un suo significato. L’ultima parte, come è giusto che sia, si interroga sulla morte, raggiunge una sofferta pacificazione dell’anima, chiude il cerchio del racconto e il ciclo della vita.
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Un commento colto, molto interessante. Non conosco assolutamente l'autore : una delle mie tante lacune in campo letterario.