Dettagli Recensione
Dove devo andare, ora, io?
Visitando, diversi anni fa, la Cripta dei Cappuccini a Vienna rimasi colpita dalla quantità di fiori, biglietti e messaggi che adornavano le tombe di Francesco Giuseppe, Elisabetta e del loro sfortunato figlio Rodolfo. Sicuramente per la curiosità che da sempre suscita la figura di Sissi. Ma non solo. Forse anche per il fascino di un mondo dal sapore antico, che di ingiustizie sociali e incongruenze ne aveva tante, ma che, confrontato con il nostro oggi dominato dalla frammentarietà e governato dall’unica legge del denaro, appare quasi rassicurante con i suoi valori secolari, la sua sobria eleganza, il suo splendore austero, la sua unità capace di aggregare popoli e civiltà diverse.
La nostalgia e la malinconia per un mondo ormai tramontato sono proprio le sensazioni che pervadono le pagine di questo romanzo, scritto nel 1938 da Joseph Roth in esilio a Parigi. Abbracciano una manciata di decenni a cavallo della prima guerra mondiale, pochi anni capaci però di determinare la fine di un’epoca.
Francesco Ferdinando Trotta è un giovane viennese, rappresentante di una generazione di figli della vecchia e nuova aristocrazia austriaca, che passa le proprie giornate nella dissipazione, nella scettica leggerezza, nella colpevole ignavia. Una generazione che già porta inconsapevolmente su di sé i sintomi della rovina che travolgerà l’impero e le loro vite: “Sopra i calici dai quali spavaldamente bevevamo, la morte incrociava già le sue mani ossute.” L’incombere della prima guerra mondiale, col suo vento di morte, trasformerà il mondo in un cumulo di macerie e, al ritorno dal fronte, Trotta assisterà impotente al dissolversi della sua patria con i suoi ideali, i suoi costumi e il suo ordine, e al disfacimento della sua stessa vita.
Gli eventi storici sono solo sfiorati e le emozioni solo toccate, eppure in queste pagine si percepisce tutta la desolazione della fine di un’epoca e il vuoto di una vita in cui all’improvviso non c’è più passato, presente, futuro a cui aggrapparsi. “Dove devo andare, ora, io, un Trotta?”. L’Austria Felix non c’è più, l’imperatore è morto e riposa nella Cripta, la famiglia si sgretola: il suo frettoloso matrimonio rivela tutta la sua fragilità, in assenza di valori e solidità, e anche la forte e tenace madre, unico punto di riferimento di quel mondo antico, soccombe agli urti dell’età. E diventa allora più facile invidiare chi non c’è più e guardare alla morte come unica salvezza perché il peso della realtà, in cui non ci si riesce a riconoscere e che non si sa come affrontare, risulta schiacciante.
Profondo e struggente, da leggere.
Indicazioni utili
Commenti
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
Ordina
|
Certamente hai letto "La marcia di R...", secondo me il capolavoro dell'autore. Che cosa ne pensi ?
Ciao, Manu
Purtroppo non ho ancora letto "La Marcia di R..", ma provvederò di certo. Credevo che "La Cripta dei C.." fosse il suo capolavoro, invece ho scoperto che molti ritengono "La Marcia di R.." addirittura superiore.
Appena lo leggo sarò felice di dirti la mia opinione, se vorrai :)
Questi temi mi interessano molto e, dai vostri commenti, capisco che devo proprio leggere la "La marcia di R..". La malinconia di un mondo al tramonto è una sensazione già tangibile nel romanzo "dei figli", immagino quindi che possa essere ancora più affascinante vista dalla generazione "dei padri".
Grazie mille per il commento e per l'interessantissima segnalazione!
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |