Dettagli Recensione
Il verbo di Dio
Quanto può fare male un libro?
Quanto mi ha fatto male "questo" libro?
Pensate un numero, il numero più alto che riuscite ad immaginare...la risposta sarà sempre e comunque "di piu". Molto di più.
Può una scrittura essere spietata, asciutta, cruda e allo stesso tempo tremendamente poetica?
Può toglierti il fiato con uno scenario doloroso oltre ogni immaginazione e riscaldarti il cuore con poche parole?
Sì, può.
E di fronte a tutto questo io mi sciolgo come burro al sole.
È tutto finito...il mondo, i colori, i profumi, il cielo, il mare, la luce...e proprio mentre tutto finisce e brucia per non si sa cosa né perché, lui, "il bambino", nasce.
E non saprà mai com'era prima...prima della cenere, del grigio, dell'infinito nulla su cui si ritrova a camminare accanto a suo padre, "l'uomo".
Lei, la mamma, si è arresa...non ce l'ha fatta ad accettare tutto questo.
Neanche per amor suo.
E così ci ritroviamo a seguire questo padre e questo figlio in questa agghiacciante lotta per la sopravvivenza, in questo deserto di anime, dove anche i sentimenti sono stati uccisi, dove o sei buono o sei cattivo...
Tutta la desolazione, la devastazione, la disperazione di un mondo finito, bruciato, apocalittico, è in netto contrasto con la dolcezza e l'intensità dei dialoghi tra padre e figlio, così concisi, ermetici, secchi, eppure così potentemente significativi, traboccanti di amore, reciproca fiducia, reciproca protezione, speranza...
Lui, un bambino che non ha conosciuto il "prima", è portatore sano di un amore senza limiti, di un'umanità che ti fa vergognare delle tue piccole miserie, di un'innocenza che persiste nonostante lo sciacallaggio che la vita gli ha riservato.
Mi sono ritrovata a commuovermi per un sorso di Coca Cola, a tremare di paura per un terremoto, a sentire freddo e fame, fame da morire...
Questo romanzo va oltre la sorda disperazione...mi ha scavato un tunnel dentro che, probabilmente, non riuscirò più a richiudere, e "l'uomo e il bambino" alloggeranno lì per sempre. Dentro di me. Con il loro fuoco, il fuoco della vita.
E faranno di me una "buona".
Leggere "La strada" non è stato semplicemente "leggere", ma piuttosto "vivere un'esperienza"...e come tale, dopo averla vissuta, non potrai più essere la stessa persona di prima.
Io non credo di esserlo.
Ti spezza qualcosa dentro...e ti lascia in eredità tutto il peso della "rinascita".
"Se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato"
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Riesce a scavare nella nostra parte più nera, quella più nascosta...lui la prende e la riporta alla luce.
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Io credo tuttavia (o almeno questo ho percepito quando ho letto questo bellissimo libro) che qualcosa nel nostro inconscio non ci faccia ritenere questa situazione così irreale... lontana sì, ma non irreale...