Dettagli Recensione
Undici
Questo romanzo sarebbe risultato più fruibile se fosse stato presentato come una raccolta di racconti; si ha infatti la sensazione che Coe abbia unito varie immagini vive nella sua testa in una storia unica, ma che appare piuttosto slegata come se, appunto, il filo conduttore non spiccasse dagli altri che formano le varie sottotrame.
Senza dubbio il piano narrativo non è quello più importante, c'è una critica sociale molto chiara, ma mai originale, anzi piuttosto banale.
Sono presenti però, alcuni stralci davvero molto belli e poetici, per esempio, "Il giardino di cristallo" che non solo ha uno stile semplice e lieve, ma il messaggio, diciamo, psicanalitico che gli sottende è originale e toccante.
Questo capitolo è posto più o meno alla metà del libro e una volta conclutosi si coglie ancora di più la mancanza di ispirazione presente nel resto del romanzo; qui si parla di un'emozione e omaggiando in qualche modo Proust, la si vuole ricercare; il percorso per farlo è così sopra le righe, ma così dolce e così penetrante che non si può non approvare e non capire il protagonista che lo percorre.
I personaggi sono piuttosto piatti, ma Coe riesce dosandoli con maestria a creare un insieme piacevole, anche se troppo definiti, quasi stereotipati, finiscono con non generare alcuna empatia riducedosi così ad attori senza carisma.
In conclusione sembra che il romanzo stia sempre per decollare, ma ogni volta è una falsa partenza, rimane in ogni caso un'opera piacevole e che consiglio anche solo per quel gioiello che al suo interno è contenuto "Il girdino di cristallo"
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Commenti
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Non sarebbero racconti slegati tra di loro dal momento che uno stesso filo li unisce.
Poi è particolarmente curioso il finale del libro, dimostra che c'è una specie di giustizia superiore.
Sì è un libro di parte ,ma chi non lo condivide?