Dettagli Recensione
Nella lontana K
Interessante perdersi tra i vortici creati ad hoc da Agota Kristof tra le pagine di “Trilogia della città di K”.
Un romanzo duro, amaro, a tratti crudele, dove la tragedia non viene mai edulcorata, ma graffia come una belva furiosa. Da immagini di guerra, bombe, morte, ad immagini di annientamento psichico, di ottenebramento e sdoppiamento.
L'arma vincente è lo schema narrativo adottato, ricco di effetti destabilizzanti per il lettore, condotto attraverso un rincorrersi di sogni e realtà, un gioco degli specchi, di tunnel spazio-temporali in cui perdersi.
Una maniera alternativa per scrivere degli orrori della guerra, senza necessità di focalizzare su città e nomi precisi, perché le tragedie sono multiple e si intrecciano seguendo strade diverse.
Un romanzo sulla memoria, sulla fugacità, sulla solitudine imposta dal destino e non scelta, sull'importanza dei rapporti umani.
Grande e implacabile il senso di vuoto e desolazione che si innalza al termine del lungo viaggio.
Un impianto narrativo ad effetto, studiato dal suo incipit alla sua conclusione, orchestrato con maestria stilistica, punteggiato da istantanee destinate ad imprimersi nella pupilla e nel cuore del lettore.
Un vortice finale di speranza e disperazione avvinghiati e inseparabili.
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Commenti
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Quindi mi son dilettata nel leggere te, te lo dico che se no poi ti lamenti.
:-)