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Scontro tra fronti caldi e freddi
Una narrazione liquida, dal tono confidenziale, ci accompagna con intimistica dolcezza in un passato di ricordi, piccoli frammenti in cui è facile riconoscere qualche momento della nostra vita: una canzone riascoltata mille volte con la sensazione che racconti di noi, un gruppo di ragazze sedute sul muretto a guardare una partita, un’asta infantile, le chiacchiere notturne con una tazza di the in mano. E giovani sentimenti: un’amica a cui ci lega un filo indissolubile ma di cui riconosciamo le fragilità e scusiamo gli egoismi e un timido amore, fatto di piccole affinità e tenera vicinanza. Ma su tutta questa apparente normalità incombe un’ombra oscura, l’avvicinarsi di un segreto di cui si avvertono a poco a poco i segnali e che si rivela infine in tutto il suo orrore e la sua crudeltà. E nello scontro tra due fronti opposti, caldi e freddi, nasce la pioggia. Pioggia che investe, disturba, rattrista.
Pur parlando di sentimenti, non si può dire che questo sia un romanzo di emozioni: l’amicizia si aggrappa ai ricordi e si nutre di comunanza ma non se ne avverte la forza simbiotica, l’amore è capace di sopravvivere alle distanze e al tempo, ma sotto pelle non riusciamo a trovarne il calore e, soprattutto, il dolore che si percepisce nella lettura è impercettibile se paragonato alla sofferenza che caratterizza la storia della protagonista, narratrice in prima persona. Ci aspetteremmo di trovare la rabbia per un insensato presente che non si può combattere, la lacerazione per le speranze svanite, la paura per un angosciante futuro. Ma le pagine scorrono e tutto questo in fondo non c’è. Ci sono campi incolti che si vedono scorrere attraverso i finestrini, paludi di fango che impediscono il cammino, pesanti cieli grigi. Desolazione e vuoto, specchio della sconfortante e inerte rassegnazione che troviamo nell’animo dei personaggi.
E allora da dove viene questo senso di persistente inquietudine che non mi abbandona da quando ho chiuso il libro? Forse proprio questa apparente assenza di emozioni permette al lettore di riempire le pagine con le proprie, immedesimandosi in un incubo in cui la vita si mostra implacabile e ingiusta, senza offrire scampo alcuno. Forse è proprio lo scontro tra la naturalezza di quei semplici ricordi e il folle dramma in cui sono intrappolati ad investirti, lasciandoti spiazzato e svuotato a interrogarti sul valore della libertà e il senso della vita. La pioggia si asciuga ma lascia un desolante senso di solitudine.
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Commenti
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Il tema è difficile, non lo nascondo, ma trattato con pacatezza e misura, a mio avviso.
In vari commenti sul sito, tra cui il tuo, ho letto che Quel che resta del giorno è il capolavoro di Ishiguro. Lo leggerò perchè lo stile di questo autore mi ha davvero colpito.
Grazie per il commento, come sempre.
Scusa se rispondo solo ora, ma non mi ero accorta del commento. Ho letto anche "Quel che resta del giorno", ancora più bello. Te li consiglio entrambi.
Un saluto.
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Isiguro è sicuramente un grande scrittore. Non ho letto questo libro perché non avevo voglia di convivere per ore col tema trattato.