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“Che cos'è peggio, l'inferno o niente?”
"Voglio che mi tiri un cazzotto più forte che puoi”.
E' l'inizio di un'amicizia (se così vogliamo chiamarla senza spoilerare) e di una sorta di furia anarchica e autolesionista che si espande a macchia d'olio e tutto annienta per tutto ricostruire, fomentata da odio di classe, assenza di figure genitoriali, ingiustizie sociali, consumismo.
Colpisce il ritmo della narrazione, sonoro e rockeggiante, con frasi a cadenza martellante che trascinano il lettore quasi suo malgrado, e colpisce quel gusto per lo splatter tipico di Palahniuk, tra facce gonfie di botte e appagate, denti che saltano e sangue che sprizza catarticamente fuori nei momenti più improbabili, perché “forse l'automiglioramento non è la risposta... forse la risposta è l'autodistruzione”.
Toccare il fondo per risalire, attirare l'attenzione di Dio per essere puniti e salvati (“che cos'è peggio, l'inferno o niente?”) e nel frattempo pestare il prossimo tuo come te stesso, o meglio ancora, farsi pestare secondo regole prestabilite, in un combattimento dove alla fine senti che niente è risolto ma poco importa, perché niente conta.
Le ferite diventano stimmate laiche da sfoggiare con orgoglio, segni attraverso cui gli appartenenti al Fight Club si riconoscono strizzandosi a vicenda l’occhio tumefatto, mentre le pagine più cruente o demenziali sono talmente sopra le righe da sembrare quasi fumettistiche.
Il punto più alto del romanzo, che potrebbe persino costituire un racconto a sé, è il capitolo venti, asciutto (se si escludono le copiose lacrime di uno dei personaggi) e senza eccessi: solo una pistola contro la tempia pronta e sparare e uno scambio di battute - più vicino, in effetti, ad un monologo - che scuote ed emoziona.
Al lettore attento non sfuggirà che trattasi di nichilismo per molti versi moderato, dove la si butta in cagnara e si sbandiera la dissacrazione di concetti come bellezza e amore senza peraltro perderli mai di vista.
E’ uno spirito da figliol prodigo che scaglia la prima pietra e si crogiola nel peccato:
“Brucia il Louvre e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno così Dio saprà come ci chiamiamo”.
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Commenti
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Grazie della segnalazione e promemoria.
Questo è uno dei miei libri preferiti, l'ho letto varie volte ed ogni volta mi ci perdo.
Anche il film non è male, ma è un'altra cosa.
Di Palahniuk ho letto praticamente tutto... Consiglio anche Gang Bang e Soffocare!!!
la tua recensione coglie nel segno! ben detto!
se non hai mai visto il film, lo trovo, per una volta, calzante con il libro!
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Non ho mai letto nulla dell'autore. C'è qualcosa in lui che provo respingente : forse il linguaggio (siamo sommersi da un certo lessico nei dibattiti politici televisivi!) o/e il presumere una visione nichilista...