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Jack e Ma'
Jack ha cinque anni; la sua stanza è super bellissima e super completissima e lui è il super campionissimo di pista, delle parole sandwich, di grido, di pappagallo. Lucky è il suo cane che ancora non esiste ma che quando scenderà dal cielo sarà buonissimo, serpente di uova è il suo tesoro sotto il letto e deve fare attenzionissima perché è megadelicatissimo e Dora è la sua più grande amica della tv, che prima è vera e che poi scopre essere finta. Nei suoi lunghi capelli risiede la sua fortitudine e ad ogni compleanno Ma’ traccia con la penna, prima rossa poi è finita così ora è nera, la sua altitudine sul bordo di porta. Lucernario è la soglia verso Cosmo, il mondo di fuori. Ma’ ha invece 27 anni e tanto male ai denti perché ora se li lava sempre, ma quando era nel prima ci prestava poca attenzione così adesso le sono marciti tutti e tanti germi cattivi l’attaccano da dentro e le fanno sentire dolore. Lui e Ma’ non esistono come “io” ma solo come noi. Lui è solo di Ma’ e Ma’ è soltanto sua.
«Notte notte, dolce sognare, dalle pulcette non farti mangiare, notte notte, dormi sereno che le pulcette ti mordono meno»
Quando Ma’ gli rivela quella che è la verità lui non ci crede e pensa che lei gli stia raccontando una bugia anche se poi questa il naso si porta via. Soltanto quando con uno stratagemma si ritrova in Cosmo capisce che non gli ha mentito. Ma quindi, cosa è vero e cosa è finzione?
Inizia da questo momento il percorso di reintegrazione e risocializzazione della donna e del bambino, condannati per anni a vivere dentro “stanza”, prigionieri di Old Nick. Per il bimbo tutto è una novità, anche le cose più semplici, i gesti più consueti o le espressioni colloquiali più comuni sono per lui una un qualcosa di nuovo, in particolare ha difficoltà a considerare gli oggetti – così come i nomi – plurimi. Come può esistere qualcun altro che si chiama Jack, e perché tutti hanno due nomi? E perché esistono più copie di “Dylan l’escavatore”? Dylan è soltanto suo! Ma’ al contrario è una donna provata dagli anni di soprusi, stupri, sequestro e dalle altre molteplici violenze subite. Riprendersi la sua vita è più difficile di quel che pensava, l’ha desiderata per così tanto tempo che adesso che l’ha a disposizione non sa come muoversi, come comportarsi, non sa quasi cosa farsene. Dovrebbe essere felice eppure non lo è. Perfino gestire suo figlio è diventato complesso. Finché si trovavano in “stanza” era semplice occuparsene, lo spazio a disposizione era di soltanto 11 metri e quadri ed il cinquenne interagiva esclusivamente con lei seguendo le regole prestabilite e necessarie a difenderlo dal rapitore. Adesso però il piccolo è sottoposto a stimoli esterni di tutti i generi e fra le tante cose che deve imparare vi è quello del lasciar spazio, dello staccarsi da Ma’ che è non è sua esclusività come lui non lo è di questa. Avendo vissuto per anni a stretto contatto con la donna per lui ella rappresenta il suo intero universo, non capisce perché le chieda “spazio per pensare” perché quando erano in stanza riusciva a farlo anche se lui era presente. Perché ora no? Si chiede. Parallelamente la ventisettenne come desidera riprendersi la sua quotidianità come non può fare a meno di quella prova costante del male subito, Jackie è tutto quello che le resta.
Questo e molto altro ancora è “Stanza, letto, armadio, specchio” (oggi “Room” a seguito dell’uscita della pellicola cinematografica), un romanzo forte, intenso, con un io narrante d’eccezione: Jack stesso. I fatti, gli avvenimenti, sono interamente filtrati dalla sua mente e dalla sua immaginazione di infante, carattere che attribuisce maggiore verità e concretezza alla scritto.
Contenutivamente l’elaborato è profondo, ricco di spunti di riflessione ed anche particolarmente attuale. Sprona il lettore ad interrogarsi su molteplici aspetti della realtà e grazie allo stile alchemico, magnetico adottato dall’autrice, l’interlocutore entra in simbiosi con questo “bambino bonsay” e con questa madre a cui sono state sottratte le briglie di quella che era la sua crescita personale.
Un’opera unica nel suo genere, da non perdere.
«il genere umano non può sopportare troppa realtà » p. 291
«l’anima sceglie i suoi compagni, poi chiude la porta» p. 332
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Sinceramente li ho apprezzati entrambi, un protagonista che difficilmente dimenticherò :)
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