Dettagli Recensione
Peccato
Ecco un'occasione mancata, un romanzo breve o racconto lungo di un autore statunitense da cui, a giudicare dalla prime pagine, ci si sarebbe aspettati mirabilia.
Deliziosa la figura del dodicenne Richie, aspirante prete alle prese con i primi sussulti del cuore e dei sensi: la sua purezza d'animo incanta e la sua fede, espressa nei termini più semplici e puri, convince ed intriga per il netto contrasto con la turbolenta situazione familiare.
Situazione che lo scrittore delinea magistralmente e con un solido approfondimento psicologico:
un quarantesettenne che intraprende una relazione con la giovane ex moglie del figlio maggiore, un matrimonio di lungo corso finito per noia e un fresco amore coniugale profanato dalla perversione di coppia. E poi, peccatucci nascosti nei cassetti, sensi di colpa accantonati, qualche bicchiere di troppo e dialoghi ben costruiti, che producono un effetto quasi sonoro nella loro autenticità.
Il problema è che sulla narrazione si impone sempre più, come un'arietta in crescendo, un'ondata di melassa filocattolica e molto americana che invita al perdono, all'indulgenza, ad una certa nobile rassegnazione (la "croce" da portare con dignità) e all'improvviso torna il sorriso su ogni viso, mentre gli occhi luccicano di rinnovata speranza in un avvenire accettabile, se non proprio migliore.
Le pagine di un ballo sensuale e innocente tra padre e figlia, col cuore traboccante d'amore per il genitore-cucciolone, risultano addirittura stucchevoli, sebbene stilisticamente impeccabili.
Una bella prosa sprecata a servizio esclusivo dei buoni sentimenti: questo sì, peccato mortale.
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Commenti
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Un commento molto utile.
Per me è un No, solo perché penso che la vita intera non basterebbe a leggere tutti i libri belli e bellissimi che le letterature hanno prodotto. Leggere libri così così, dunque, è una perdita di tempo. Almeno questo è il mio punto di vista.