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Universi paralleli ed armonia dell' esistere
Al termine della lettura di " Vita degli elfi " sono obiettivamente combattuto tra due stati d' animo, profondamente diversi, ma forse non cosi' antitetici.
Da una parte ammirazione sincera per la peculiarita' di una narrazione che si avvale dell' elemento fantasy e di un racconto lirico, onirico, magico, di mondi lontani ma inter-connessi, di figure uniche nella propria ineffabile leggerezza, descrivendoci una umanità' smarrita e turbata da un lato e l' armonia e la purezza degli elfi dall' altro.
Al centro due anime totalizzanti, Maria e Clara, bambine prodigio che vivono in nazioni e luoghi diversi, nella Francia rurale ( in Borgogna ) e nell' Italia urbana ( Roma ), distanti ma accomunate da un dono divino, l' una sa cogliere ed indirizzare i poteri armonici della natura e delle sue forze, l' altra suona magnificamente il pianoforte, legge tra le melodie e gli spartiti miriadi di storie che sconfinano in un universo di sogni.
Sono due figure che si ascoltano, si percepiscono, ma non si toccano, cosi' lontane eppure così' visceralmente vicine, espressione di natura ed arte, fondamentalmente di quell' armonioso equilibrio che altro non è' se non l' amore nella propria accezione suprema.
La loro unione, pur senza reciproca presenza, può' indirizzare e cambiare gli eventi, sconfiggere le forze del male, quella guerra generata da un elfo malvagio e quell' umanità' che ha dimenticato il potere dei sogni, del mistero, dell' armonia con gli elementi del mondo naturale.
Ecco, l' altro mio stato d' animo è' dato dalla percezione di una certa dicotomia tra trama e personaggi, tra ciò' che è' semplice narrazione e gli innumerevoli elementi che la determinano e la oltrepassano, indirizzando il racconto verso significati diversi, simbolici, onirici, assoluti, sovrastando l 'identità' dello stesso, nutrendosi di descrizioni minuziose estremamente liriche, di invenzioni narrative, di mondi paralleli, lontani ma trasversali, comunicanti, quasi che la storia sia un semplice strumento e si defili per introdurre tematiche e messaggi espressione di altro.
Ed allora e' necessario e stupefacente spingersi oltre la semplice trama, cercare di immergersi, come le due protagoniste, in un universo dell' immaginario, in ciò' che è' visibile, udibile, regno dei sensi, ed in ciò' che non lo è', in Maria e Clara, che rappresentano il ponte tra natura ed arte, tra umani ed elfi, simboleggiano l' armonia dell' amore, e lottano per riappropriarsi di quel pregresso equilibrio smarrito.
Muriel Barbery si serve dell' elemento fantasy per introdurre temi universali, ma il romanzo, che prevedera' una seconda parte, è' molto altro, è' una storia che scava nel profondo, con un linguaggio volutamente onirico, aggrovigliato, simbolico, di difficile lettura, a volte indisponente, ma con una poetica a tratti sublime.
E' indispensabile coglierne i significati sottesi, il contrasto tra bene e male, l' armonia tra arte e natura, la straordinarietà' dei sogni, che caratterizzano l ' umano sentire, il potere della parola e dell' ascolto, il desiderio di bellezza e di poesia che è' linguaggio universale e tutti quegli spunti che attraversano la narrazione e ci invitano a riflettere sulla stessa.
Il testo è' impegnativo, è' una lettura consigliata a chi sappia leggere e muoversi tra e oltre le righe e, pazientemente, si addentri in quel mondo parallelo e sotteso di luoghi, di tempi, di sogni, di utopia, e di vita, a chi sappia amare il lirismo e il virtuosismo delle parole, per coglierne i messaggi funzionali, le emozioni e la poesia dell' insieme.
Fatto questo, una nuova luce accompagnerà' la lettura rendendola un' esperienza affascinante e gratificante rivelatrice dell' unicita' del romanzo dando un senso a ciò' che ci sembrava solo apparentemente intricato, un po' cervellotico oltre che nebuloso e di difficile traduzione.