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Ottant’anni e, pure ladri, ma non lo dimostrano
Immaginatevi cinque vecchietti plurisettantenni, tre donne e due uomini, amanti del canto, della buona cucina, del liquore al camemoro e, in generale, della vita. Purtroppo si sono volontariamente rinchiusi in una casa di riposo che, dopo poco tempo, si rivela un posto orrendo dove vivere. Per bieco tornaconto economico dei proprietari, giorno dopo giorno, vengono ridotti i già scarsi comfort offerti ai ricoverati. In breve i cinque non ce la fanno più. Così, Stina, Anna-Greta, Krattan e Snillet e, soprattutto Märtha (l’anima del gruppo), si ribellano. Dopo aver condotto un’esistenza sempre irreprensibile e ligia, decidono di darsi al crimine: in fondo, nelle prigioni svedesi si sta meglio che negli ospizi!
Evasi dalla casa di riposo Diamanten, dove l’infermiera Barbro li tiranneggia, prendono alloggio al Grand Hotel di Stoccolma . Qui, dopo aver messo a segno, impunemente, un primo furto ai danni delle cassette di sicurezza dell’albergo, ma con un bottino deludente, faranno base per rubare due preziosissimi quadri al Museo Nazionale. Anche in questo caso, però, il “riscatto” per le opere va parzialmente perduto ed anche i quadri, astutamente celati, scompaiono misteriosamente.
In ogni caso i vecchietti paiono insospettabili, tanto che, per finire nella tanto agognata galera debbono andarsi a costituire e sbattere alcune prove inconfutabili dei furti in faccia alla polizia per essere, parzialmente, creduti.
Finalmente in galera, i cinque scoprono, però, che la vita da detenuti non è tutta rose e fiori. Per fortuna in Svezia le pene detentive sono brevi. Ottenuta, dopo qualche mese, la libertà provvisoria, e forti dell’esperienza passata, si riorganizzano per compiere il colpo della loro vita e, questa volta, per potersene godere integralmente i frutti.
Questo il succo de "La banda degli insoliti ottantenni", un libro davvero curioso e decisamente fuori dagli schemi. E’ difficile non provare simpatia per quei cinque birboni ottuagenari, scatenati e completamente folli. La prima parte del libro è godibilissima; l’autrice descrive efficacemente le situazioni ed i personaggi tutti ben congegnati. Purtroppo, però, la narrazione perde un po’ di quota proseguendo nella storia e denuncia un certo affaticamento. Soprattutto la parte centrale, con il racconto della vita carceraria, risulta decisamente noiosa. Più divertenti gli ultimi capitoli, in cui si racconta del “colpo della vita” dei vecchietti.
Questo romanzo rientra a pieno titolo in quel filone di letteratura “strampalata” che, a giudicare da quanto viene di recente tradotto in Italia, pare stia prendendo decisamente piede in Svezia. Nonostante ciò la lettura è abbastanza gradevole e, in più di una occasione, la Ingelman-Sundberg riesce a strappare una sincera risata al lettore. Per quanto le situazioni descritte siano sempre al limite del surreale, dopo un po’ ci si abitua a questi svedesi un po' pazzi e ci appassiona alle vicende della squinternata gang di coristi riciclati al furto. Infine si finisce per tifare per loro sino all'inevitabile happy end.
In conclusione, seppure "La banda degli insoliti ottantenni" non possa certo definirsi opera di grande letteratura, è un volumetto con cui passare qualche ora di sereno divertimento