Dettagli Recensione
Una sorprendente prima Nemirovsky
Accade che durante una vacanza estiva ad Hendaye, Denise Jessaint, giovane donna dell'alta società Parigina, incontra e inizia una relazione adultera con Yves un sopravvissuto alle trincee che tornato dalla guerra, complice la bancarotta paterna, è costretto ad una modesta vita da impiegato. Ecco che nelle prime venti pagine così riassunte il romanzo si presentava a me come il racconto non troppo interessante di una storia d’amore e nel quale la trama sembrava consumata prima del tempo; ma è proseguendo nella lettura che si accede attraverso le maglie di uno stile che se pur non ancora maturo risulta pulito e carezzevole, ad un universo psicologico e sentimentale che finisce per assorbire la trama e divenirne l’essenza stessa.
Il malinteso è il primo romanzo di Irene Nemirovsky scritto quando l’autrice era poco più che ventenne, dato tutt’altro che privo di rilevanza considerata la maturità, soprattutto emotiva, provata dall’autrice che riesce a rappresentare gli opposti punti di vista dei personaggi in un interessante gioco di inside out. Il lettore è in prima fila e ascolta i pensieri e legge i sentimenti dei protagonisti ricevendone un senso di privilegio tanto più questi siano tra loro incapaci di comunicarseli. Un malinteso infatti c'è e si spiega a più livelli inevitabilmente intrecciati: da una parte Denise grazie alla sua vita agiata e priva di qualsivoglia responsabilità è totalmente impegnata nel pensiero dell’amante e non ha altra preoccupazione oltre quella di non essere a pieno corrisposta e dall’altra Yves con malanimo lavora sodo per permettersi dei lussi che in fondo disprezza ma che ugualmente gli sono necessari, e provato dall'esperienza della guerra pare incapace di esprimere o addirittura provare ancora vere emozioni.
Certamente il punto di vista femminile si spiega con maggiore completezza ed intensità come quando si legge:" Poi cominciò di nuovo ad aspettarlo. In quel momento della sua vita l'attesa era l'elemento centrale. Aspettare il telefono, aspettare la sua visita o l'ora dell'appuntamento...Ah! Il terribile supplizio di amare. E poi perchè? Non erano le sue carezze a tenerla legata a lui; non era passionale come la maggior parte delle donne molto giovani, non era felice tra le sue braccia, sempre tormentata da un'indefinibile angoscia, sorda e avida come un dolore profondo di cui si sente la presenza ma al quale non sappiamo dare un nome. Eppure nonostante quell'inquietudine, a volte, molto raramente, quando era seduta sulle sue ginocchi con la mano infilata nell'apertura della camicia di seta e poggiata sul petto dell'amante, le capitava di sentirsi invadere da un sentimento di calma celestiale...E per quel raro istante di deliziosa beatitudine che l'amore le regalava era pronta a sopportare ogni sofferenza".
Si peccherebbe di superficialità a classificare "il Malinteso" quale romanzo rosa, si è in presenza di qualcosa di più e oltre la vicenda amorosa; qualcosa che involge i rapporti umani e ne indaga le profondità, qualcosa che è descrizione e denuncia delle contraddizioni di un epoca di passaggio: quella fin de siecle di cui i personaggi sono incarnazione. A pochi mesi dalla confessione di chi, destando scandalo, ha ammesso di non leggere libri scritti da donne mi viene da pensare che la Denise donna e la Nemirovsky (in questo caso) scrittrice ghettizzata, soffrano lo stesso tipo di incomprensione e che aldilà degli imperituri pregiudizi troppo radicati in una società che nasce e cresce asimmetrica, forse, ci sono cose scritte da donne che solo le donne possono comprendere perché in fondo e semplicemente solo loro le provano.