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UN IPPOPOTAMO IN BAGNO
Il mondo estremo è quello del caos, di forme e corpi mutabili, inafferrabili, contrapposto all’universo ordinato e gerarchizzato di Roma: il primo è simboleggiato dal poeta Ovidio, il secondo dall’imperatore Augusto. Lo scrittore deve spingersi in quei territori impervi e il bellissimo libro dello scrittore austriaco Christoph Ransmayr, classe 1954, metaforizza l’itinerario esplorativo di ogni poeta: più poema che romanzo “Il mondo estremo” ripercorre il soggiorno di Cotta a Tomi, sul mar Nero, luogo d’esilio del poeta latino, sulle tracce del capolavoro di lui, “Le metamorfosi”. Il cronotopo(il dove e il quando) evoca uno spazio interiore, un luogo seperato dell’anima dove della Storia e della civiltà arrivano vaghi riflessi: siamo in una contemporaneità indefinibile, simboleggiata da un imperatore che passa le giornate a contemplare un ippopotamo in una vasca, e in una città quasi fantasma, vivificata da Carnevali e riti arcaici e popolata da presenze più oniriche che reali, incarnazione delle tante figure mitiche raccontate nel poema ovidiano. Lì l’artista scopre che deve smarrire la propria immagine, confonderla con altre mille, sprofondare nel baratro del dolore e della follia, diventare pietra per essere sangue e carne.
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