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La scopa del sistema
 
La scopa del sistema 2016-03-01 15:14:09 Giovannino
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
3.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    01 Marzo, 2016
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Un autore non per tutti.

Prima de "La scopa del sistema" avevo letto tre libri di David Foster Wallace: l'antologia di racconti "Oblio", "Tennis, trigonometria, tornado" e "Una cosa divertente che non farò mai più". Di conseguenza questo era il primo romanzo dell'autore americano che leggevo (essendo gli altri racconti e saggi) e l'ho voluto proprio leggere di proposito, sebbene non sia uno dei miei autori preferiti, per chiarirmi un po' le idee su di lui.
Il romanzo racconta la storia di diversi personaggi, alcuni realistici, altri un pò surreali (tipo il pappagallo Vlad l'Impalatore). Tutto parte da un classico episodio da college americano, due ragazzi bussano alla porta della camera di alcune ragazze e cercano un approccio in maniera un po' goffa e un po' irruenta (chiedono infatti alle povere ragazze un autografo sulle natiche di uno dei due e quando le ragazze di rifiutano e cercano di chiudere la porta questa viene bloccata di forza con il piede). Poi l'episodio in questione finisce lì e il romanzo riparte anni dopo, ognuno dei protagonisti dell'episodio ora ha una propria vita ma le loro strade sono destinate ad incontrarsi di nuovo e quello che era rimasto in sospeso è destinato a continuare.
I personaggi come detto sono quasi tutti abbastanza realistici, una centralinista, il suo pseudo-ragazzo proprietario di una casa editrice, una vecchietta che scompare (nonna della protagonista), il corpulento è depresso proprietario di una grande azienda, e molti molti altri (alcuni principali ed altri personaggi secondari che comunque avranno il loro ruolo importante nella storia). Il romanzo logicamente racconta dei rapporti interpersonali che intercorrono tra queste persone ma non solo, sono infatti molto frequenti anche i racconti introspettivi dei personaggi (diversi capitoli infatti raccontano di sedute psicanalitiche). La scrittura è sempre molto elevata e ricca di particolari, stupisce inoltre il fatto che un romanzo così elaborato e complesso sia stato scritto dall'autore alla giovane età di 24 anni, questo a sottolinearne il genio. Com'è tipico del realismo isterico di Wallace spesso ci si distacca dalla storia principale per andare a sbattere altrove e in molti casi è facile perdere il filo del racconto (soprattutto in questo romanzo che essendo uno dei primi non ha le note a fondo pagina, caratteristica che invece poi diventerà fissa nelle sue opere).
Detto ciò vorrei spendere due righe per parlare del Wallace autore. Negli ultimi anni infatti é stato fatto oggetto di grandi lodi ed è diventato uno degli autori più letti (o almeno così dice chi afferma di amarlo) dalla massa. Ora io mi trovo al quarto libro di Wallace ed onestamente, pur ritenendo che sicuramente aveva un'enorme capacità letteraria, non lo trovo certo uno degli autori più facili da seguire nè tantomeno da comprendere (anzi credo che il suo realismo isterico sia veramente uno stile estremo). Lo stesso Stefano Bartezzaghi nell'introduzione di questo romanzo parla di questa difficoltà sottolineando come addirittura il romanzo possa essere letto e seguito in due diversi modi, in maniera cronologica o meno. Lo stesso problema nel seguire il "funambolico" autore americano l'ho trovato in alcuni racconti di "Oblio". Vero è che probabilmente è proprio questo il bello della sua prosa, senza dubbio, ma onestamente vedendo poi le statistiche sui libri letti all'anno dagli italiani (come numero siamo tra gli ultimi in Europa) e allo stesso tempo sentire decine e decine di persone che dicono che bravo Wallace, beh rimango un pò sorpreso e mi chiedo: ma l'hanno mai letto un libro intero di Wallace o si sono fermati all'introduzione? O ancora peggio parlano per sentito dire?
Tutto ciò ripeto senza nulla togliere ad un genio letterario tra i migliori degli ultimi 30 anni, ma assolutamente non così facilmente fruibile e comprensibile come la massa tende a far credere.
Personalmente, per concludere, ritengo che sia molto più apprezzabile nei saggi, dove la sua "libertà letteraria" riesce ad essere meglio veicolata (ho apprezzato tantissimo "Una cosa divertente che non farò mai più") e dove i suoi excursus letterari sono molto più attinenti e diventano quasi uno chiarimento a quello che si sta leggendo, soprattutto risultano più a tema. Resta comunque per me un autore che o si ama o si odia, nonostante l'elevata capacità letteraria.

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Commenti

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Cristina72
02 Marzo, 2016
Ultimo aggiornamento:
02 Marzo, 2016
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Ho diversi romanzi di Wallace ricevuti in regalo e ancora intonsi. Questa recensione conferma le mie riserve.
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