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Il delitto del conte Neville
 
Il delitto del conte Neville 2016-02-26 11:49:24 Bookaholic
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    26 Febbraio, 2016
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Un dramma di altri tempi

La famiglia Neville gode del titolo nobiliare di “conte” ma non della ricchezza che ci si aspetterebbe da un simile rango. Henry Neville infatti ha eredito dal padre non solo il castello di Pluvier ma anche una ferrea onestà, qualità che l’ha portato a non arricchirsi, a vivere in ristrettezze e, alla fine, a dover rinunciare alla dimora della sua infanzia. Dei tre figli nati dal matrimonio con la bella Alexandra Serieus è la più enigmatica, l’unica a non aver ereditato la bellezza e l’umorismo della madre, a 17 anni si fa notare per la sua assenza più che per la sua intelligenza. Eppure a detta di chiunque la conosca c’è stato un tempo in cui le cose erano diverse, fino ai 12 anni e mezzo almeno….
Serieus è una creatura misteriosa, affamata di emozioni cerca nei libri la risposta a un problema che non riesce a identificare. Il suo bisogno di risposte la porta, una notte di settembre, ad allontanarsi dal castello per godere della natura ma una strana chiromante le impedirà di portare a termine la sua missione e innescherà una catena di eventi per cui padre e figlia perderanno il sonno.

Amélie Nothomb consegna al lettore un dramma che trae nutrimento dalla tragedia greca dove gli dei potevano cambiare le sorti dell’uomo e l’onore era la qualità più importante da rispettare. La famiglia Neville è una creazione d’altri tempi, sospesa tra il reale e il fiabesco si fa garante di valori ormai decadenti e inscena una rappresentazione che ha del grottesco. Lo stile è semplice e lineare, quasi si trattasse di una favola da leggere prima di dormire. La Nothomb dipinge un affresco surreale di una quotidianità che difficilmente appartiene a qualcuno di noi, un libro che si lega bene agli altri pubblicati in precedenza anche se, a mio parere, non ne condivide la qualità stilistica.

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