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La genialità letteraria proteiforme di Yukio Mishima trova in “Stella meravigliosa” un’originale – e forse impropria - declinazione fantascientifica.
La famiglia Osugi ha provenienza astrale e vive sulla Terra contemplando il cielo (“Su tutti i tetti della città le stelle splendevano come gentili gocce di fleboclisi”), cercando di avvistare dischi volanti e mantenendo fede a una missione particolare: diffondere la pace e salvaguardare il pianeta dalla minaccia nucleare, che ha già trovato le sue manifestazioni sia nella guerra (“L’America si è ormai macchiata d’infamia sganciando la bomba a Hiroshima. Sarà una macchia eterna per la sua storia”), sia negli esperimenti delle super potenze.
L’obiettivo viene perseguito dal capofamiglia attraverso una sensibilità straordinaria (“Inoltre il suo animo gentile ed educato gli rendeva difficile contemplare con indifferenza quel mondo dilaniato. La guerra fredda e l’inquietudine, un illusorio pacifismo, la gente che precipitava con meravigliosa velocità lungo il pendio di una falsa prosperità economica, un folle edonismo, la femminea vanità dei leader della politica economica mondiale, tutto ciò feriva le sue dita come un mazzo di rose messogli arbitrariamente fra le mani”) e con la propaganda in seno a un’associazione nella quale ben presto s’infiltrano loschi figuri (“L’associazione degli amici dell’universo… erano divenuti membri dell’associazione soltanto per spiare”), anch’essi di derivazione extra-terrestre, che hanno obiettivi opposti e distruttivi.
Per Mishima, la narrazione diviene occasione per intessere un pessimismo cosmico (“Era conscio dell’estrema vulnerabilità della sincerità e della bellezza”) venato di nichilismo (“Grazie all’interesse per la divinità l’essere umano è riuscito a evitare di trovarsi faccia a faccia con il nulla…”) e di un senso estetico atemporale (“La sublime bellezza delle iridi di questo ragazzo non pareva appartenere al mondo terrestre. Sembrava piuttosto una cristallizzazione del cielo notturno”), per manifestare sfiducia nel genere umano (“Il suo obiettivo è l’annientamento di sé e dell’altro”), per interpretare la realtà (“Il caso è semplicemente un fenomeno in cui una necessità superiore, che oltrepassa la comprensione umana e che di solito è accuratamente occultata, si svela per un attimo”) e il disagio storico anche in tonalità spaziali (“… avrebbe regnato un silenzio da pianeta morto. Ossia una perfetta eleganza. In quell’attimo la terra sarebbe divenuta una stella meravigliosa…”).
Giudizio finale: millenaristico, filosofico, galattico.
Bruno Elpis
“La Via Lattea scorreva bassa verso occidente, mentre sulle loro teste si snodava sinuosamente la costellazione di Idra. Il quadrilatero della Vela, che contraddistingueva il cielo meridionale in primavera, scintillava con una luce intensa, quasi a sfiorare le cime degli arbusti. E verso lo zenit la costellazione del Leone, rivolta a occidente, appariva sdraiata a contemplare il mondo, mentre la stella di prima grandezza Regolo volgeva il suo occhio luminoso sull’eclittica.”
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