Dettagli Recensione
La scintilla del divino nel profano
Cos’è l’arte e come nasce l’ispirazione?
Maugham cerca di spiegarlo a se stesso e agli altri attraverso la storia di un pittore ispirata - ma solo in parte - a Paul Gauguin.
L’artista in questione è un certo Strickland, operatore finanziario londinese che a quarant’anni decide di abbandonare famiglia e lavoro in nome dell’Arte: “Devo dipingere”.
E’ una folgorazione, un imperativo a cui non può sfuggire e che lo dominerà come un demone per il resto dei suoi giorni.
La sua è una “libertà oltraggiosa” che se ne infischia di convenzioni sociali, affetti e buoni sentimenti: incurante di tutto, fame compresa, inizia una vita raminga partendo da un misero tugurio di Parigi.
Se la prima parte del romanzo è caratterizzata da una prosa raffinata e ricca di arguzie, la seconda perde in ironia e a tratti diventa forse un po' enfatica, a servizio, si direbbe, della personalità complessa e decisamente canagliesca dell’artista, ma soprattutto dei risultati tangibili del suo geniale estro pittorico.
Da Maugham, comunque, c’è sempre da imparare, sia per stile che per contenuti: la sete di conoscenza sulla vita di Strickland, la curiosità sulle origini del suo genio, pervade tutta l’opera, e lo scrittore riesce mirabilmente ad intrecciare senza far mai calare la tensione narrativa i resoconti di personaggi secondari con quelli dell’io narrante, suo alter ego, passando da Londra, Parigi, Marsiglia e approdando infine a Tahiti.
L’incantevole descrizione delle sensazioni che comunica l’isola tropicale, dello spirito che la pervade tra suoni, profumi e colori, varrebbe da sola tutta l’opera:
“Era una notte così bella che l’anima sembrava incapace di sopportare la prigione del corpo. La sentivi pronta a volare via nell’aria immateriale, e la morte aveva l’aspetto di un’amica dolcissima”.
Nei Mari del Sud il desiderio di creare bellezza verrà pienamente appagato e Strickland porterà a compimento la sua opera.
Ma l’Arte consuma e l’ispirazione è un fardello tanto sublime quanto pesante da portare: chi riesce a comprenderne la portata avrà per qualche istante il privilegio di scorgere la scintilla del divino nel profano.
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L'autore è quasi sempre a un buon livello. Ultimamente lo sto trascurando dopo la lettura del suo deludente "Il velo dipinto", da cui mi dicono sia stato tratto un bel film. Evidentemente, in questo caso un bel film ispirato da un brutto libro,