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Kino aveva trovato la Perla del Mondo
Che “La perla” di John Steinbeck sia un apologo a sfondo etnico lo si capisce dall’attacco: gli indigeni Kino e Juana sono disperati, il figlioletto Coyotito è stato morso da uno scorpione nella povera capanna ove spadroneggia la miseria (“Quel dottore non era della sua gente. Quel dottore era di una razza che da quasi quattrocento anni batteva e derubava e affamava e disprezzava la razza di Kino…”).
È quindi ovvio che il ritrovamento di una grossa perla rappresenti un’opportunità di riscatto dalla povertà e uno strumento per affrancare Coyotito dal futuro che lo attende…
O forse la perla, più che promessa di un domani migliore, è causa di sfortuna, come lascerebbero presagire le disgrazie che si abbattono dopo il ritrovamento del gioiello naturale?
E quella fuga tra sinistre avvisaglie (“I coyotes gemevano e ridevano nei cespugli, e le civette gracchiavano e fischiavano sulle loro teste”) e pericoli (“Mostruosi rospi guardavano la famiglia passare e giravano le piccole teste di drago”), dove mai porterà?
Una fiaba dal finale rovesciato, perché tutti vissero infelici e scontenti (“E la musica del male… risuonò col crepitio del calore e col tintinnare secco dei sonagli delle serpi”)…
Giudizio finale: tribale, aneddotico, fauvista.
Bruno Elpis
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