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O ciclamino, mio ciclamino
Un terreno arido, secco e polveroso, su cui non cresce un filo d’erba e dove non potrà mai esserci gioia. Così si sente Victoria perché a diciotto anni non ha mai conosciuto l’affetto di una famiglia, il calore di una casa, la serenità del quotidiano.
Un terreno coltivato a diffidenza e odio. Una diffidenza che nasconde la fragilità e la paura di chi ha dovuto sopportare troppe delusioni e vede la solitudine come unica difesa dall’ennesimo fallimento emotivo. Un odio verso il mondo che si traduce implicitamente nella domanda “Perché io?” e nell’amara convinzione di essere sbagliati, di non meritare amore.
Eppure proprio su questo terreno, inaccessibile alle persone e ai sogni, c’è spazio per i fiori. Victoria li difende, li coltiva, li cura: sono amore. Li usa per tradurre emozioni o desideri secondo un antico codice vittoriano: sono comunicazione. Li tiene a sé come legame con l’unica persona che abbia provato a farle da madre e le abbia donato affetto sincero: sono speranza.
Vanessa Diffenbaugh è riuscita a delineare un personaggio complesso e profondo, pervaso di emozioni vivide, in cui immedesimarsi: la paura di amare e di lasciarsi amare, il senso di colpa e di inadeguatezza, la difficoltà di superare le proprie barriere emotive. Ed è stata in grado di farlo senza strumentalizzare i sentimenti, ma mantenendo una narrazione onesta e delicata. Davvero apprezzabile a mio avviso il non avere ecceduto tanto nei toni del dolore quanto nello zucchero del romanticismo, come se un principe azzurro potesse con la sua sola apparizione cancellare anni di sofferenze e far breccia nelle recinzioni protettive del cuore.
Invece la bellezza di questo romanzo sta proprio nell’autenticità dei sentimenti narrati, veri nella loro durezza e capaci per questo di entrarti dentro. E nei fiori, ovviamente, che non fanno solo da sfondo ma partecipano alla storia con il loro fascino, i loro profumi e i loro colori, e si fanno portatori di un messaggio di speranza, riconciliazione e perdono.
E oggi mi sembra di guardare con occhio diverso il ciclamino che sta sul davanzale della mia finestra: oggi non è più solo un bel fiore rosa ma è una “timida speranza”, anche per me.
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Commenti
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Sono contenta che il commento ti sia piaciuto perchè il libro, nella sua semplicità, regala emozioni belle e vere e la speranza è di riuscire a non sprecarle nelle parole... Grazie ancora, un abbraccio. Manu
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Brava!