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Natura vs Umanità
Dopo essersi fatta conoscere dal grande pubblico con il suo “L'eleganza del riccio”, l'autrice francese Muriel Barbery torna nelle librerie con un titolo particolare che fa volgere il pensiero alla fiaba.
In effetti quello ricostruito e narrato tra queste pagine è l'esemplificazione dell'incontro tra un mondo segreto e fantastico ed il mondo reale, l'unico che sia dato conoscere all'uomo.
Occorre subito dire che, per chi ha avuto modo di apprezzare gli intenti narrativi e l'ottima costruzione dei personaggi nel romanzo precedente, “Vita degli elfi” è una esperienza letteraria di tutt'altra natura, vuoi per i percorsi di fantasia a cui costringe il lettore, vuoi per uno sviluppo della trama fatto di tasselli scissi che tendono a creare una frammentazione visiva e concettuale.
Sono Maria e Clara le protagoniste indiscusse, bambine dal volto umano ma generate da un mondo distinto e parallelo, capaci di comunicare con la natura,di ascoltarne i gridi di allarme e gli avvertimenti.
Bambine dotate di una sensibilità superiore, caratteristica che l'essere umano sembra avere perduto, reso cieco dalle preoccupazioni quotidiane e dall'egoismo.
Una chiusura mentale e di orizzonti che le bambine devono scalfire, rendendosi anello di congiunzione tra due poli contrapposti il bene ed il male.
Appare subito palese quanto il tema sia iper sfruttato da innumerevoli filoni letterari, tanto da chiedersi se rimanga ancora da svelare qualche immagine o concetto dal sapore nuovo; detto ciò, nonostante ci si possa avvicinare al romanzo carichi delle migliori aspettative, purtroppo giunti in fondo al sentiero non rimane che constatare quanto già conosciamo i volti del mondo segreto e naturale e di quello reale.
La nota distintiva dell'autrice si conferma essere l'ottima prosa, studiata nel linguaggio e nel particolare, tesa alla ricerca dell'eleganza, intrisa di concetti filosofici.
Il mondo della filosofia fa parte del percorso formativo e professionale della Barbery ed i suoi romanzi ne diventano specchio; tuttavia mentre ne “L'eleganza del riccio” la cultura filosofica si fonde alla perfezione con l'intreccio narrativo e con i protagonisti, qua è talmente presente da trasmettere una sensazione di soffocamento, rendendo la lettura a tratti faticosa.
Come annunciano le note editoriali e la mancanza di un finale, questo è il primo volume, quindi il lettore viene rimandato a data successiva per conoscere il destino delle vicende rappresentate.
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Commenti
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trovo detestabile dividere un unico lavoro in due pubblicazioni, anche a me l'intento appare prettamente commerciale.
Penso che la Barbery abbia sprecato un'occasione
Ciao carissima :-)
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Mi era tanto piaciuta la fusione filosofia-letteratura del Riccio...
E quella di rimandare il finale al séquel non è una trovata commerciale?
Ciao! :-)